Qual è il verso del gattopardo? Difficile dirlo vista l’essenza proteiforme dell’animale: per anni è stato il soffio della balena bianca, poi il raspare dell’orso e ancora il verso del babbuino che mostra il sedere variopinto. Oggi è la voce di Hal il computer che ci guida in questa odissea nello strazio: s.e- s.e.r.v.o – r.i.m.a.n.g.o. Ma sempre gattopardo è, anzi più gattopardo che mai: il giochino del si, no, vedremo è finalmente saltato e lascia scoperti i fili del congegno. Monti-Hal è la soluzione che la classe dirigente ha trovato per far digerire al Paese il suo inevitabile e drammatico impoverimento, senza rischiare di essere travolta.

Così più si avvicina la data delle elezioni più crescono gli outing per il Monti bis e il tentativo di strangolare una possibile opposizione sia attraverso il fracasso dei media, sia attraverso una legge elettorale in grado di escludere qualsiasi possibilità concreta di opposizione. Ad evitare poi qualsiasi sorpresa che possa venire dall’esausta ala sinistra del Pd, ecco che piovono soldi su una nullità politica come Renzi che per fare un discorso sensato ha bisogno del suggerimento di Gori via telefonino. Del resto basta vedere l’affollamento che c’è stato  al wellness congress della Tecnogym, uno dei maggiori sponsor del sindachino di Firenze, per rendersi conto dell’aria che tira: Napolitano e folle di ministri , oltre a Clinton chiamato e pagato per fare lo stringitore di mano del vacuo Calandrino di Rignano.

Per non parlare poi della Confindustria e della Cei che non vedevano l’ora di potersi finalmente esporre per una prosecuzione del governo tecnico, come se ne nemmeno le lezioni esistessero o fossero una ridicola ritualità. Il vecchio nucleo dirigente del Pd, ha fatto il suo estremo errore nel non chiedere le elezioni anticipate dopo la caduta di Berlusconi e accettando una situazione di emergenza che invece non era altro che un commissariamento mascherato del Paese: cosi è suicidato rendendosi complice di ogni massacro e in ultimo anche del disegno complessivo stesso per garantirsi almeno la sopravvivenza sulle poltrone. Parce domine.

Naturalmente tutta l’operazione richiede un salario per essere davvero portata a termine e la moneta corrente non è altro che il mantenimento dei privilegi delle molte caste dominanti, da quella politica a quella affaristico-imprenditoriale. Certo qualche sforbiciata qui e là per confondere le allodole, una legge anticorruzione mediaticamente spendibile, ma che in realtà la rende più agevole, uno stop alle intercettazioni per salvaguardare i vlasti e non alienarsi i poteri criminali, nessun taglio alle prebende della Chiesa. Tutto come prima e più di prima. Così i cittadini dovranno pagare anche il meccanismo grazie al quale sono stati impoveriti.

L’obiettivo finale è abbastanza chiaro: sostituire la democrazia con una oligarchia non più di fatto, ma de iure: i patti europei firmati senza fiatare e il delirio del pareggio di bilancio in Costituzione, ne sono il presupposto perché tolgono sovranità ai cittadini e contemporaneamente aumentano il potere di quel 10 per cento di ricchi e di potenti. Si parla di austerità e di rigore, distorcendo il significato delle parole, perché quelle indicano una scelta, mentre l’impoverimento e la sottrazione di diritti sono un furto. Si parla a tutto campo, ancora una volta sfidando ridicolo e noia di rivoluzioni liberali, ma intanto si cerca di rendere intoccabili i potentati locali e impossibile la concorrenza: basti pensare che è allo studio l’idea di estendere il bollettino dei protesti anche a chi non paga le bollette di gas e luce. Non basta che i servizi vengano tagliati: chi si è reso colpevole di questi reati, una folla sempre più grandi poveri o di gente che tenta di non esserlo si vedrà esclusa dai servizi bancari e anche dalla possibilità di cambiare gestore.

Sono segnali, magari trascurati, ma chiarissimi dell’Italia futura dove 55 milioni soffriranno sempre di più e 5 milioni continuerrano a rubare, sobriamente, austeramente, ma rigorosamente. Gli unici veri intoppi al piano sono la mediocrità e l’incapacità stessa della classe dirigente: gli errori marchiani compiuti hanno avuto come conseguenza un’accelerazione della crisi che non si aspettavano e così tutte le promesse sono saltate e ci ritroviamo con un premier che incassa un  -2,4 di pil quando dieci mesi fa aveva previsto un aumento dell’ 1%, poi un pareggio, poi una diminuzione dello 0,6% . Per non dire della ripresa prevista per il 2013 che invece si tradurrà in un’ulteriore diminuzione. Questo mentre gli spread continuano a rimanere alti generando interessi superiori al 5% e fanno ritenere vicino un  nuovo aumento.

Per questo tutto il milieu che aveva previsto di poter compiere in relativa  pace l’operazione, non riduce la propria arroganza, ma si scopre timoroso che la situazione finisca per esplodergli fra le mani. E si sa che quando c’è una calma innaturale in giro le eruzioni possono essere più distruttive. Hal parla con quel sorrisetto beota che il programmatore gli ha fatto, ma teme che qualche virus si sia insinuato nel sistema e cerca così di accelerare i tempi, insieme alla sua banda e ai suoi garanti. Ma può anche darsi che quel …r.i.m.a.n.g.o gli si possa strozzare in gola.