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O Renzi, tu t’ha ritinto ‘l tetto ma tu ‘n t’intendi ‘n tetti ritinti.

Fino a qualche tempo fa si poteva pensare che il progetto Pd fosse naufragato a causa degli apparati incapaci di esprimere reali alternative politiche, ma tetragoni nella volontà di conservare il potere e impedire un qualsiasi ricambio. Però le primavere di Milano e Napoli, oltre ai referendum facevano pensare a una base molto più avanzata,  stanca fino al rigetto nel vedere sempre le stesse facce onuste di ingloriose sconfitte e gli stessi balletti, di sentire il vuoto progressivo delle parole.

Ma lo straordinario successo di Renzi nella sua campagna delle primarie – il cui finanziatore rimane ancora sconosciuto, anche se pare sia un uomo basso e con problemi di capelli – getta invece consistenti ombre anche sulla lucidità di un elettorato che pare aver smarrito la bussola. Una strana bussola il cui ago trovava in Berlusconi il suo nord magnetico e induceva a respingere in blocco tutto ciò che veniva dal Cavaliere. Ma una volta ridimensionato il tycoon ecco che quelle stesse cose, condensate in Renzi, paiono invece entusiasmare. Ora il sindaco di Firenze sarà anche un ragazzino nuovo, ma per dio pare  peggio dei vecchi e  persino dello stampo originario, il Silvio da Arcore  da cui ha ereditato non sole le idee, ma anche le modalità espressive.

Marpione nell’animo, marchionne di idee, legato sentimentalmente a Silvio non solo per vicende aziendali contigue, appassionato amante dei giovani  tanto da tentare di fotterne un buon numero cercando di non riconoscere i diritti di quelli che lavoravano per la sua impresa (condanna in cassazione, per fortuna), Renzi sembra portarsi appresso anche le stigmate della politica marcia: clientelismo, spreco di soldi pubblici, incompetenza, leggerezza. Con un grande vantaggio però:  i vecchi qualche idea politica l’avevano avuta, anche se oggi ne hanno perso il ricordo, lui invece non ne cova nessuna se non quelle fin troppo ovvie e radicate che supportano gli interessi personali.

Renzi, arrogante, superficiale e ignorante come una capra non ci ha regalato solo la triste e dispendiosa commedia della Battaglia d’Anghiari, il celebre e misterioso dipinto di Leonardo al quale il sindaco ha dato la caccia, anche a costo di distruggere le opere del Vasari: sarebbe bastato leggere qualche buon libro per apprendere che quell’affresco è scomparso perché Leonardo si era messo in testa di usare una tecnica simile all’encausto che però non riuscì e tutta la “dipintura” colò. No Renzi ci regala anche un quadro al quale siamo abituati: spese folli nel periodo in cui era presidente della provincia, ossia gli anni 2005 – 2009: venti milioni in rimborsi spese tra alberghi , soprattutto ristoranti con conti che arrivano a 1800 euro a botta (per tre persone, se proprio ci vogliamo credere) , viaggi di rappresentanza da 70 mila euro, come quello negli Stati Uniti e poi fiori, catering, pasticcerie, biglietti aerei e fatture, molte fatture ad aziende proprie e di amici. Come rinnovamento non c’è male e con uno scioglilingua fiorentino si potrebbe dire O Renzi tu t’ha ritinto ‘l tetto ma tu ‘n t’intendi ‘n tetti ritinti.

Questo personaggio sarebbe la speranza di metà dell’elettorato del Pd , almeno stando ai sondaggi?  Oppure c’è qualcuno nel partito che ha deciso di farsi invitare a cena?

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