Mentre il premier Sono Mario Monti si bagnava nella folla del meeting di Cl per dire che la crisi sta finendo, nel mondo girava come un lampo ben altra notizia: lo stop di Bundesbank ai piani più o meno articolati della Bce per comprare i titoli degli stati in crisi e dunque mantenere gli spread entro determinati livelli da tenere però segreti per sconfiggere la speculazione, ma soprattutto per estromettere ancora una volta gli stati dalla politica finanziaria e di bilancio, come ha candidamente ammesso Draghi. Naturalmente i media mainstream di rito montiano e liberista o quelli liberisti, ma anti montiani in ossequio al cavaliere ormai inesistente – cioè tutti, chi più chi meno – hanno trovato nella banca centrale tedesca un facile feticcio per addossare alla Germania le colpe di una salvezza sempre più lontana e distrarre cosi gli italiani dalla cialtroneria mendace dei tecnici, ma anche dal significato politico che ormai ha assunto l’adesione supina ai diktat europei, bancari e finanziari: quello di uno svuotamento della democrazia.
L’euro ormai è il grimaldello grazie al quale si vanno affermando nei Paesi economicamente più deboli regimi sostanzialmente autoritari: ripagare il debito in moneta forte gettando tutto il carico sui ceti popolari, scardinando welfare, scuola, università, sanità, diritti, contrattazioni è ciò che “si deve” fare, pena descrizioni infernali come quelle rappresentate nelle antiche chiede della cristianità, da Torcello alla Cappella degli Scrovegni. E infatti lo sbandierato aiuto per tenere sotto un certo livello segreto comprendeva delle contropartite di tagli draconiani ad ogni settore ancora vitale dell’economia reale, compresi pacchetti di licenziamenti.
Quindi in totale controtendenza dico viva la Bundesbank*. Nella sua crudezza la banca centrale di Berlino dice due cose chiarissime: il trattato di Maastricht non prevede che la Bce agisca come una vera banca centrale né ufficialmente, né attraverso degli escamotage all’Italiana; rimanere nell’euro significa dunque essere capaci di venir fuori dalla crisi del debito dentro la logica della moneta unica, senza tentare di cambiarla con qualche giochino. Da parte sua il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble, ha rincarato la dose : «Se iniziamo ad acquistare titoli, non ci fermeremo. È come quando uno comincia a risolvere i suoi problemi con le droghe». E in effetti non gli si può dare torto, anche perché questo significa che la Germania non è disposta a mettere in crisi il suo modello sociale importando inflazione.
Tutto questo ha quanto meno il merito di scrostare la retorica europeista e di mostrare cosa è davvero l’Unione dopo anni in cui la si è abbandonata alla religione liberista, nascondendola dietro i grandi ideali che furono alla base della sua creazione, diventati però nel tempo poco più di un feticcio. Ma ha anche un altro effetto benefico: quello di smontare l’infame e ridicolo teatrino tecnico-politico che in mezzo al disastro dell’economia reale, all’impoverimento, alla superficialità con cui si sono firmate obbligazioni finanziarie che ci castrano per vent’anni, tiene viva la brace di false speranze sul fatto che prima o poi si troverà un modo per venirne fuori. Di far credere insomma che i sacrifici sono utili e indispensabili anche se basta fare quattro conti per vedere che con livelli di spread sopra i 200, con un rapporto debito Pil in crescita e con 50 miliardi all’anno da dare in ossequio al fiscal compact , siamo alla quasi certezza del default. Certo a prezzo di nuovi ed enormi tagli per il 90% degli italiani i quali potranno esserli indotti a sopportarli solo se si alimentano in un modo o nell’altro le illusioni.
Ma dietro il paravento che nasconde le piaghe e la senescenza di una classe dirigente fallita, è evidente una cosa: che i sacrifici con tutto il loro carico di destrutturazione sociale sono lo scopo principale, mentre l’euro è solo il mezzo. Un mezzo del quale si potrà benissimo fare a meno una volta realizzata una società meno democratica. Non si tratta di un piano o di un complotto è solo la logica intrinseca di una situazione, il punto di arrivo dove ideologie, egoismi nazionali, poteri finanziari, ottusa burocrazia, noncuranza per l’economia reale, mancanza pneumatica di elaborazione politica, ci stanno portando. Per questo la Bundesbank, con la sua teutonica rigidità, apre uno squarcio e destruttura la lunga e avvilente menzogna o inconsapevolezza nella quale navighiamo.
*La Deutsche Bundesbank è la banca centrale tedesca, l’analogo di Bankitalia. Lo dico perché leggendo in giro commenti e prese di posizione ho il sospetto che taluni la confondano con la Deutsche Bank che, ad onta del nome, è un normale istituto bancario, come poteva essere anni fa il Credito Italiano.
Il post è interamente condivisibile. La politica della banca centrale tedesca è corretta in quanto pretende che non si debba fare debito per superare il problema del debito. Questa ovvietà purtroppo non è ovvia per i nostri tecnici e politici che dovrebbero andare a scuola di logica prima che di politica.
Per quanto riguarda le banche è evidente che sono quasi tutte fallite, infatti solo il sostegno della BCE permette loro di non portare i libri in tribunale per bancarotta. I livelli di liquidità secca sono sotto i minimi ammissibili per quasi tutti gli istituti di credito. Se i governi fossero veramente liberali, come dichiarano, dovrebbero lasciar fallire le banche e provvedere ad un nuovo sistema di credito alle imprese ed alle famiglie che ripristini il funzionamento ordinato dell’economia.
l’euro ci sta schiavizzando sempre di più. Secondo me la prima cosa da fare è separare le banche commerciali da quelle speculative, perchè sono le gigantesche speculazioni che hanno creato questo disastro. Se gli speculatori vogliono fare i loro complicati giochetti matematici per arricchirsi, che lo facciano al casinò per i cavoli propri invece di speculare con i nostri soldi! la cosa tragica infatti è che se le loro operazioni vanno a buon fine, i profitti se l’intascano loro, se invece perdono, sono gli Stati, cioè noi, che dobbiamo salvarli dai disastri. Già due politici si stanno muovendo in questo senso, uno è il senatore PETERLINI con un disegno di legge COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 25 GENNAIO 2012 e l’altro è Giulio Tremonti con la Proposta di legge Delega al Governo del 18 maggio 2012.
In entrambi i casi si tratta sostanzialmente di reintrodurre la GLASS-STEAGAl Act. legge promulgata dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt nel 1933, proprio per risolvere la famosa crisi del 1929 e che prevedeva appunto la separazione delle banche commerciali (le comuni banche) da quelle di investimento o speculative. Questa legge ha protetto tutti gli Stati occidentali dalla finanza speculativa dal 1993 sino al 1999, data in cui è stata abrogata da Bill Clinton. Non a caso a partire da questa data (’99-2000) si è cominciata a intravedere la crisi che è andata crescendo via via sempre di più fino ad esplodere oggi con le conseguenze nefaste che tutti noi conosciamo. Se cercate su internet ci sono anche dei movimenti che chiedono di firmare una petizione a favore della reintroduzione della GLASS-STEAGAl Act