Licia Satirico per il Simplicissimus

Due storie diverse attraversano le cronache di questa estate difficile. Protagonisti, in entrambi i casi, due sacerdoti. Non sono vicende neppur lontanamente comparabili tra loro, ma esiste qualcosa che le lega e, al tempo stesso, le separa come un abisso.
Il primo è un caso di doppia personalità: un Jekyll e Hyde talare, pronto a cedere allo stesso demone tanto a lungo combattuto. Don Giangiacomo Ruggeri, parroco di Orciano, è stato arrestato per pedofilia e atti osceni in luogo pubblico per esser stato sorpreso in spiaggia in focose effusioni con una tredicenne. Il religioso, già sospeso a divinis, era noto per il suo attivismo conviviale con minorenni: organizzava gite, campi scout, ritiri spirituali, cene, feste, gite sempre in compagnia di giovanissimi. Dirigeva una web tv anti-pedofilia per comunicare la fede con le tecnologie più recenti. Pochi mesi fa, in un’intervista alla trasmissione televisiva di Raidue “La via di Damasco”, Don Ruggeri, forte dei suoi studi agrari, ha insistito sulle “potature” dei giovani per rafforzare la fede, sulla necessità di diventare persone eucaristiche e sulla scelta dei fanciulli di donarsi (frase che, postuma, risuona raggelante). La storia turba per i suoi aspetti grotteschi: il prete-Humbert Humbert adesca una ragazzina in luogo pubblico, quasi a voler essere scoperto e punito dalla legge dei laici e non da quella di Dio. Il catechizzatore mediatico si è sentito solo sul cuor della Terra, trafitto da un pubescente raggio di sole: ed è subito sera.

Il secondo è invece un caso che sarebbe piaciuto a Sciascia. Don Peppino Gambardella, parroco di Pomigliano d’Arco, ha manifestato solidarietà con gli operai dello stabilimento Fiat campano, ricevendo poco dopo una lettera anonima in cui lo si invitava solennemente ad occuparsi delle anime dei lavoratori e non delle loro esigenze terrene. Gli operai avrebbero già “chi si occupa di loro”: insomma, diamo a Dio quel che è di Dio e a Marchionne quel che è di Marchionne…
Sono una laica laicista di orientamento lucreziano, ma nessuno dei due episodi può lasciarmi indifferente. Diversa è la reazione sociale alle due vicende: giustamente indignata nel primo caso, inesistente nel secondo. Diversa la reazione politica: l’atteggiamento dei parlamentari “moderati” sul tema dei sacerdoti pedofili è ambiguo quasi quanto il disinteresse della politica verso i sacerdoti impegnati nel sociale, accanto ai poveri, agli emarginati, ai diseredati della nostra liquida era diseguale.

È davvero un’illazione pensare che Don Ruggeri verrà perdonato per il suo balneare momento di smarrimento, mentre Don Gambardella resterà solo come chi ha cercato di difendere l’articolo 18 dal massacro sociale che lo ha smantellato? In realtà è un pensiero a voce alta, un timore dettato dall’amarezza di un mondo che non è equo nemmeno per i sacerdoti.

Non sarei intimamente ostile al compromesso impossibile tra laici e cattolici cercato in modo disastroso dal Pd se la Chiesa si mostrasse severa verso i sacerdoti pedofili e solidale verso i preti combattenti, se fosse meno ossessionata dalle questioni di vita o di morte per difendere gli indifesi, i deboli, i vinti, se non si arroccasse dietro lo Ior e le esenzioni dall’Imu dichiarandosi pronta a portare la sua parte di croce nell’epoca dello spread. Se rinunciasse a imbrigliare la famiglia in vesti formali pesanti come cortinaggi, consacrandola come luogo degli affetti aperto a qualsiasi combinazione felice.
Non sarei così ostile alla religione se in seno a Santa Madre Chiesa ci fossero meno Don Ruggeri e più Don Gambardella, meno web tv e più solidarietà, meno eucaristia e più umanità. Mi piace pensare alla fede semplice ma non superficiale di mia bisnonna Licia, che diceva che il giusto finirà comunque in paradiso. Anche a sua insaputa.