Il premier ha deciso che il paese ha bisogno di un eroe, che il salvatore è naufragato, il professore non basta più e rischia di sopravvivere solo l’advisor. Così si è guardato allo specchio e si è visto nella nuova parte: l’Enrico Toti che lancia la stampella contro il nemico. Cosa bisogna fare per vivere.

Da quando ha capito che le probabilità di tornare da Bruxelles a mani vuote sono uguali a quelle di non vincere al superenalotto, dopo 8 mesi di sudditanza totale ha deciso che l’unica via di salvezza è di tramutarsi nell’uomo che la canterà chiara alla Merkel. Cosa canterà non è dato sapere, visto che è stato bello zitto quando doveva puntare i piedi e forse dare un indirizzo diverso alla crisi. Suggerirei Pazza idea di fare l’euro con lei.

Così quando tornerà dalla sua maggioranza  politica e non, affamata di buone notizie perché sente franare il consenso, potrà almeno accreditarsi come l’uomo della strenua resistenza, anche se questa si sarà poi concretata in qualche esitazione a cena e un broncio al momento del sorbetto, non nel lancio della stampella, semmai del cervello oltre l’ostacolo.

Insomma sconfitto, ma eroico. E già me lo vedo dire che “mancò la fortuna, non ilvalore”, come è scritto su una lapide a El Alamein. Mannaggia, ma anche allora eravamo alleati del canceliere.