La lezione l’hanno imparata e se Napolitano si lamenta dell’antipolitica, non perde però l’occasione di costruire un piccolo teatrino demagogico. Fuori dai confini perché in Italia si rischiano i fischi, fuori dalla logica perché al contrario di quanto avvenne con Pertini, non siamo alla finale dei mondiali, ma alla prima partita degli europei. E per di più senza nemmeno una vittoria: il pareggio è stato sufficiente per un bacio a Buffon, salvatore della Patria in armi calcistiche. L’impressione è che a questo punto la scenetta sarebbe stata organizzata ugualmente anche se avessimo perso tre a zero: il milieu politico su cui grava un fallimento sempre più evidente, si aggrappa ad ogni cosa – e cosa meglio del calcio – per tentare un qualche riscatto.  Per riappropriarsi di  un po’ di popolarità.

Così dimenticate in tutta fretta le accuse di Buffon al fisco e ai giudici, obliate  le stratosferiche scommesse del portiere in tabaccheria – tanto è un ricco, mica un poveraccio da mandare in pasto a Equitalia – il presidente si è affannato a cercare un po’ di consenso a buon mercato immergendosi nei sudori calcistici, cogliendo l’occasione prima che la rotondità del pallone e le sue vicende, rischino di sottrarre il palcoscenico.

Certo il siparietto con Buffon che supera il presidente dell’intera testa non ha reso molto marziale la scenetta, ma insomma di marziale c’è già stata la parata i cui sobri costi sono stati secretati:  bisogna accontentarsi. L’importante è che Napolitano appaia agli italiani un po’ meno presidente e un po’ più  Buffon.