Site icon il Simplicissimus

Sotto il segno dei gattopardi

Le amministrative del terremoto politico hanno avuto un’immediata risposta sui due fronti principali dove si consuma il declino politico ed economico del Paese: è immediatamente scattata l’operazione gattopardo con esposizione degli esemplari più accreditabili dell’allevamento. La paura che qualcosa possa davvero cambiare sotto la spinta della crisi e di un lungo immobilismo, ilo terrore che le cose possano davvero cambiare nonostante tutta la fatica fatta a mantenere apparati, spinge ora a giocare la carta delle possibilità novità.

La prima è una novità relativa. E’ l’eterno uomo fiat, reincarnato nella chioma di Luca Cordero di Montezemolo, l’ennesimo industriale, anche se in questo caso più un famiglio di casa Agnelli che altro. Era lì che picchiettava da tempo alle porte della politica, che si aggirava nel cortile come un merlo. Ma le amministrative con il crollo del Cavaliere lo hanno convinto, sembra finalmente deciso a scendere in campo per “rinnovare la classe dirigente “. Cioè proprio lui che con 65 anni sul groppone anche se nascosti da l’oreal de Paris – perché lui vale – è sempre stato la classe dirigente per eccellenza, l’uomo dell’Avvocato. Certo i più lo collocano a bordo di una Ferrari ed è per questo che tenta di spacciarsi per una novità. Invece non lo è nemmeno nei conflitti di interesse: anche lui come Silvio, titolare di concessioni statali sia pure  ferroviarie e non televisive. Ma la sua quarantennale permanenza alla corte di Torino lo ha emancipato nei trucchi: le azioni della Ntv sono in mano ai figli che gli hanno concesso “solo” l’usufrutto.

La seconda novità sembra a prima vista autentica e presentata nientemeno che dalla prima tessera del Pd irato e scontento della commedia della “vittoria” inscenata da Bersani: de Benedetti. Se Grillo è diventato un pericolo, meglio contrapporgli un gattopardo che “pare lione” cullato nella placenta di Repubblica, nientemeno che Roberto Saviano. Così con l’autore di Gomorra alla testa di una lista civica affiliata si potrebbe dare una mano al Pd mummificato e sepolto sotto la piramide degli apparati e dei veti incrociati. L’idea di marketing non è affatto malvagia ma proprio per questo limitata e d’immagine. Leggendo Scalfari e Mauro entrati in perfetta intesa con il loro editore come le armoniche di Fourier e ascoltando lo stesso De Benedetti, si comprende bene il senso dell’operazione: impostare la futura leadership del centro sinistra sui temi  di “etica pubblica”, di “lotta alle mafie e alle oligarchie corporative”. E naturalmente chi più di Saviano può incarnare questa idea?

Tutto bene.  Però non sentire che manca qualcosa? Dov’è che si parla di lavoro, di diritti, di salari, delle sempre più evidenti disuguaglianze sociali, di beni pubblici, di distribuzione  della ricchezza, di precariato, di contratti, di salari? Da nessuna parte, come se la sinistra del centrosinistra fosse una specie di abbellimento eufonico. Se d’altronde lottare contro le oligarchie corporative significa fare la faccia feroce con i tassisti e i farmacisti, saremmo davvero alle solite cazzate e un minimo di onestà vorrebbe che il primo verso cui Saviano dovrebbe rivolgere i propri strali sarebbe proprio il suo grande elettore, il margravio di Repubblica e di Sorgenia, duca di Sogefi e principe di Kos. Così mentre il reparto mummie è li a votare massacri senza se e senza ma,  dall’altra avremmo l’eticità interpretata in senso legalistico, come del resto di addice a Saviano la cui cultura è di destra, come egli stesso ha affermato più volte prima della beatificazione televisiva, quando ancora faceva lo scrittore.

Insomma la stagione della caccia alle allodole è cominciata e si preparano gli specchietti: c’è da catturarne milioni tra disorientati, incazzati, impoveriti. Queste “rivoluzioni” di uomini e personaggi o di trovate come la ventilata uscita dal Parlamento della Lega,  sono ormai necessarie  a non cambiare niente. Se il gattopardismo potesse essere incluso nel Pil, saremmo ricchi.

 

Exit mobile version