Allarme terrorismo, salto di qualità, rischio escalation, le urla dei barbari. Basta questa serie di trite banalità, rispolverate pari pari dopo trenta e passa anni per far capire che il vero allarme, è la stupidità, l’arretratezza, la stasi dell’intelligenza. Se lo stile degli anarco insurrezionalisti – ammesso e non concesso che esistano e non siano una verità di stato – vira singolarmente verso il dannunziano, tanto che si direbbe ispirato a tutt’altra cultura, quello dei media rimane immutato nei secoli, incurante di ciò che è cambiato.

Anzi incurante del fatto che siamo in un’epoca di cambiamento radicale, i cui sintomi si vedono ovunque, dalle isole greche ai ghiacciai dell’Islanda, qualcosa di ancora confuso, di nascente, di indeterminato, ma che risveglia quel sentimento della storia che si può percepire toccando la pietra di un’antica cattedrale così come guardando il groviglio della cronaca. Ma tutta la classe dirigente italiana, dalla politica ai media, agisce, pensa, commenta come se si fosse in tempi normali, mentre grottescamente si serve dello stato d’eccezione come strumento della propria permanenza al potere, non avvertendo i sonori passi del nuovo, il cambiamento di paradigma che si annuncia.

E’ una situazione della quale si potrebbe sorridere se non fosse drammatica: questo povero Paese sottoposto a una sorta di rivoluzione neocon, proprio quando essa tramonta dentro e con l’Occidente, l’appello all’esercito di anziane maranteghe che dovrebbero godersi la ricca pensione invece di giocare ai Bava Beccaris. La scoperta che la popolazione resiste in molti modi, anche modi violenti in qualche sua nicchia, di fronte al terrorismo sociale che viene imposto, alla spoliazione dei diritti, all’impoverimento generale. Ma la commedia è far finta che tutto questo non esista, che si tratti di “riforme” e di aggiustamenti imprescindibili e necessari, che tutto sia normale pur nell’emergenza.

E siccome sul palco, tra tutti questi personaggi in cerca di autore o più probabilmente di idee e di un minimo di coraggio, nessuno si esime dal piegare la testa, visto che non esiste praticamente più una sponda politica, quello che sta succedendo è il minimo che ci si possa aspettare. E’ la “terra desolata” delle idee e dell’oligarchia, la siccità di speranze e prospettive, la mancanza di alternativa, la dinamite della protesta. Proprio niente a che vedere col terrorismo d’antan. Ma proprio l’accostamento con quello viene comodo per creare un “nemico” , un antagonista fasullo della società civile per far accettare meglio l’inciviltà con la quale si avviliscono le vite di milioni di persone e se ne tengono altri milioni tra le gabbie della paura. Gli ultimi decenni ci hanno insegnato come la barbarie possa apparire civile e la civiltà così disperata da apparire barbara. E se devo dirla tutta oggi non si pone affatto l’interrogativo se stare con lo Stato o con le Br, ma con quali terroristi stare.