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Lite in macelleria

Succede anche nelle migliori macellerie, quelle in cui i tagli pregiati vengono presentati sotto la luce che li fa apparire succulenti. Si, succede che si litiga sulla noce o sul filetto e in questo caso sull’articolo 18. Monti, Fornero e Marcegaglia baccagliano: “non avete macellato bene, è rimasto troppo grasso”, “ma no, quello era per gatto Pd” .

Sembra di sognare, ma è esattamente questo: Confindustria si lamenta che l’articolo 18 non sia del tutto stato giubilato ed esprime la sua rabbia attraverso un intervista di Emma al Financial Time:  “Non è quello che abbiamo concordato.Le imprese sono insoddisfatte perché avrebbero voluto la sparizione complessiva della parola reintegro dal panorama.” E Monti replica: “La possibilità del reintegro in caso di licenziamento dettato da motivi economici è riferita a fattispecie molto estreme e improbabili. Come dire : non avete capito che è solo un contentino per togliere dall’imbarazzo quel po’ di sinistra residuale?

E, a testimonianza della strumentalità e della grossolanità del discorso sull’articolo 18, basta leggere ciò che aggiunge la Marcegaglia nel solco degli eterni ricatti:  ”Se la riforma resterà questa ci sarà una minore occupazione.Mi hanno chiamato molte imprese, mi hanno detto: questa situazione ci porta a non rinnovare contratti a termine e a progetto, e accordi con le partite iva, perché c’è rischio di contenzioso e abbiamo paura”. Guarda guarda proprio i contratti precari che sono stati l’unica risorsa messa in campo dalla nostra imprenditoria negli ultimi 15 anni, adesso che si vorrebbe triturare qualsiasi diritto, fanno paura perché non improntati alla totale destrutturazione di regole e di responsabilità. Ma il premier risponde:  “Confindustria fino a tre mesi fa si sarebbe sognata una riforma del genere”

Litigio si, ma fra macellai ci si intende. E’ il tipico caso in cui entrambi hanno ragione, gli uni perché giustamente sperano di spazzare via ogni diritto attraverso l’opera dell’esecutivo tecnico, gli altri perché alla fine devono concedere qualche scatola vuota per rimanere in sella. Tutto questo naturalmente non ha nulla a che vedere con l’occupazione e men che meno con una sana occupazione: sono solo gli incubi del berlusconismo che prendono forma definitiva, le sue miserabili parole d’ordine, le frasi fatte, i concetti cristallizzati di trent’anni fa. Incubi di cui partecipano anche quelli che dovrebbero opporsi duramente a questa razzia di diritti che, come spiegato in decine di studi e ammesso alla fine anche dall’Ocse, non ha nulla a che vedere con l’occupazione. Ci credo che il premier si rifiuta di spiegarlo dicendo che “è difficile”: no è solamente inesplicabile in termini in cui la questione è posta. E’ invece chiarissimo il significato laterale e indiretto: più ricattabilità sul lavoro e salari più bassi. Ma il piccolo litigio ci mostra il fallimento di una classe dirigente, attaccata come una cozza pelosa ai suoi pregiudizi e alle sue parole d’ordine. Un fallimento che oggi ci viene venduto, esattamente come i titoli spazzatura, sotto forma di buon investimento.

Solo i coltelli sono rimasti taglienti, con il filo perennemente rinnovato dalla paura e dal disorientamento di molti e dall’arrendevolezza di chi dovrebbe opporsi ai colpi di mano, allo scasso della civiltà del lavoro.

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