Che la bottiglia di minerale sia sempre con voi. Assieme ai camion che la trasportano e alla plastica di cui è fatta. Il governo severamente scende in campo contro le caraffe che filtrano l’acqua. Magari questi apparecchi che vengono liberamente venduti e usati in tutta Europa, hanno un’efficacia limitata, ma i difetti che ora vengono trovati sono pressoché illimitati a sentire la carovana di pareri approntata in tutta fretta dal ministero della salute: la possibile non corretta informazione del consumatore, oppure il fatto che non filtrino bene o anche che filtrino troppo bene diminuendo il contenuto dei sali minerali, o che, senza manutenzione, cioè senza cambiare mai il filtro possano addirittura peggiorare l’acqua.

E’ evidente da questa costellazione di pareri in parte ovvi, in parte contraddittori e sempre evasivi che gatta ci cova e del resto basta leggere queste poche righe prodotte da un docente della Sapienza, uno dei tanti ossimori viventi, per capirlo: “Oltretutto modificano l’acqua indistintamente senza tener conto della sua composizione specifica. Esempio, quella di Roma è ricca di calcio e magnesio mentre quella di Torino presenta contenuti di questi sali molto piu bassi. I filtri rimuovono buona parte di calcio e magnesio senza distinguere. L’acqua di Torino così risulta estremamente povera di questi elementi. Inoltre la durezza dell’acqua non nuoce».  Come se le acque minerali vendute a Roma e Torino fossero tutte uguali. Peccato non ci sia più Totò, il professore avrebbe avuto un avvenire come sceneggiatore.

Il fatto è che le caraffe filtranti hanno effettivamente un grave difetto: cominciano ad essere vendute (un milione di pezzi l’anno tra apparecchi e filtri) e ad intaccare così le quantità di minerale smerciata,  qualcosa che al governo evidentemente piace pochissimo vista la potenza di alcune società che “occupano” il settore e che guardano assetate all’acqua pubblica. Dal momento che la scelta della minerale è prevalentemente piscologico, visto che parecchie acque in bottiglia sono peggiori di quelle dell’acquedotto,  è evidente che la caraffa fa da contraltare a queste tendenze. E con una nuova normativa in preparazione per i sistemi di filtraggio si vuole essenzialmente dare un colpo emotivo allo sviluppo di un nuovo mercato.

Certo il ministero della salute si dovrebbe occupare di altri problemi più gravi e più urgenti, ma quando qualche azienda sussurra qualcosa all’orecchio dei signori dell’esecutivo diventa ineludibile. Anche se il ministero dovrebbe sapere che per creare una bottiglia di acqua minerale e per il suo trasporto si consumano 120 cm cubici di petrolio equivalente e si producono 45 litri di Co2. O magari lo sa benissimo e proprio per questo interviene a difesa della bottiglia.  E poi insomma si sa  quello dell’imbottigliamento di acqua è un settore strategico . Come recita il bugiardino online di una delle più note:  ” il gruppo da sempre impegnato nella ricerca, (in neretto nel testo originale n.d.r.) si pone l’obiettivo di sviluppare nuovi prodotti, coerenti con il vissuto dei brand, caratterizzati da alta innovazione”.  Ecco cosa unisce questi “manager” governativi all’acqua minerale: le sontuose chiacchiere e la misera realtà.