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Riccardi cuor di Leone XIII

Il ministro Riccardi ha ragione da vendere ad aver detto ciò che pensa di Alfano e comunque del Pdl: credo che ci sarebbero ben poche persone disposte a non provare nausea di fronte alla volontà di Berlusconi e dei suoi di non cedere nulla del potere e in qualche modo dell’impunità di cui godono. E tuttavia ha anche torto ad usare toni da antipolitica, sia pure mirata, visto che nessuno gli ha ordinato di fare il ministro in un esecutivo che se la deve vedere con Berlusconi, Alfano e compagnia cantante, con limiti e paletti messi già prima che l’avventura cominciasse.

Certo la mosca al naso può venire di fronte alla tracotanza con cui il Cavaliere e i suoi difendono i loro feudi e direi più in generale il loro mondo. Però vedete a me la mosca al naso viene anche con Riccardi, perché l’indignazione si fa forte e alza il tono dei sussurri, quando si tratta di campi come la Rai o il sistema televisivo, che ormai fanno parte dell’agire politico, sono snodi sensibili del consenso. Ma su tutto ciò che è stato fatto fino ad oggi, sull’iniquità della manovra che ha lasciato praticamente intatta l’area di ricchezza, su tutta la scia di berlusconismo sostanziale che è stato praticato in nome di una presunta necessità, peraltro contestata dalla stragrande maggioranze degli economisti, non c’era da indignarsi mille volte di più?

Sarà forse che Riccardi, titolare di un dicastero marginale, è in realtà una figura assai poco tecnica, ma assolutamente politica, naturalmente coniugando i tempi al futuro. Il creatore della Comunità di Sant’Egidio, vero e proprio ministero degli esteri vaticano al tempo di Woityla,  conduce con cautela e sottotraccia una sua battaglia “cattocentrista”. Raccomandato caldamente da alcuni esponenti delle gerarchie, sta cercando di tessere un progetto che mentre prende un po’ di distanze dal mondo cattolico colluso con Berlusconi, compagnia delle opere, Comunione e Liberazione in primis  eviti anche che una consistente parte dell’associazionismo cattolico elabori un alleanza col centro sinistra. Non a caso in passato si è smarcato dalle offerte che gli sono venute dall’ Ulivo.

Forse dei sacrifici dei ceti popolari non gli importa granché, così come di un reale dialogo che questo governo nega per principio, ma certamente è molto sensibile al modo con cui Berlusconi non lascia permeare il suo potere mediatico, che invece sarebbe utile per un progetto che senza voler resuscitare la dc, ne rappresenti la versione terzo millennio. E’ proprio l’ultimo che dovrebbe stupirsi e indignarsi della politica.

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