Licia Satirico per il Simplicissimus

Non c’è pace per Michel Martone: non pago delle infelici dichiarazioni sui laureati ventottenni sfigati, il viceministro del Lavoro preferisce al silenzio una precisazione sul suo blog, eterogeneo contenitore di articoli seri, passioni, hobby, discussioni e consigli di tutti i tipi, “perché anche i giuristi hanno un’anima”. Il simbolo di questa pagina è un cervello con la spina staccata: una velata autocritica?
Il sottosegretario ha spiegato di non essersi riferito “a tutti quei ragazzi che per necessità, per problemi di famiglia o di salute o perché devono lavorare per pagarsi gli studi, sono costretti a laurearsi fuori corso”. La via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni: la precisazione ha generato in poche ore centinaia di commenti, per lo più indignati e a volte esilaranti. Molte le testimonianze di studenti o ex studenti universitari afflitti da anni di disoccupazione pre- e post-laurea, inumati in un precariato perenne per la mancanza sistemica di quelle stesse opportunità di cui invece la carriera di Martone è stata assai ricca.

Martone jr., che vanta una prestigiosa affiliazione alla LUISS ma è ordinario a Teramo, è diventato professore di prima fascia nel 2003 con un concorso i cui atti sono ancora visibili in rete. I giudizi su di lui erano anche allora controversi, dando l’impressione – frequente in ambiente accademico – di una promozione ineluttabile. Alcuni commissari sono stati in verità riluttanti verso l’ineluttabile, segnato anche dall’assenza di altri candidati. La professoressa Sciarra ha scritto che i passaggi argomentativi del giovane Michel, comunque ritenuto idoneo, non sono del tutto esaustivi: secondo la docente, è opportuno che il candidato affini ulteriormente il ricorso al metodo storico e interdisciplinare e consolidi la propria maturità scientifica in una produzione più diversificata (Martone presentava solo due monografie, di cui una in edizione provvisoria).

Il giudizio del professor Pedrazzoli, altro componente della commissione, è semanticamente intrigante: i lavori del futuro viceministro presentano “elementi di discutibilità”, da ascrivere alla sua “giovinezza scientifica”. Le qualità di Martone avranno però certamente modo di manifestarsi appena trascorso il tempo utile alla loro “sedimentazione”. Pedrazzoli confida nella sicura riuscita di tale auspicio, formulando un “positivo giudizio anche prognostico”. Non ci consta che molti giovani di sicuro talento abbiano goduto dell’inedito istituto dell’ordinariato prognostico, ibrido tra la lettura dei titoli e quella della mano.
Noi stiamo ancora attendendo che il giovane Martone, in barba al curriculum familiare e accademico, dia buona prova delle sue postergate capacità di sedimentazione, e che abbia superato da politico quella “giovinezza scientifica” che assomiglia moltissimo a un riconoscimento patente di immaturità. Il viceministro deve ora cimentarsi con ideologie socio-economiche da cui può dipendere la stabilità del Paese, specie alla vigilia delle minacciate modifiche all’art. 18.

Proprio dell’art. 18, peraltro, Martone parla in un articolo reperibile sul suo blog, intitolato “Articolo 18- un approccio bipartisan all’ultimo tabù”. Uno dei passaggi più interessanti suona profetico e particolarmente amaro: “nonostante le proposte, i proclami e i manifesti, il clima politico non è sicuramente propizio per grandi progetti di riforma che si prefiggano obiettivi difficili, come quello della redistribuzione delle tutele tra insiders e outsiders, uomini e donne, padri e figli, meritevoli e fannulloni”. Martone jr. incarna appunto – a sua insaputa? – quella sperequazione di tutele tra insiders e outsiders, tra padri e figli, tra meritevoli e fannulloni (il pensiero corre alle consulenze dorate elargitegli da Renato Brunetta) che affligge l’Italia da troppo tempo: il viceministro non è, sotto questo aspetto, né giovane né nuovo.