Sembra che la questione della legittimità sia riesplosa, aperta da Ferrara, dietro cui si può intuire la bassa presenza del cavaliere ma in qualche modo accreditata dall’Alta Carica che si è lasciata trascinare nella polemica, asserendo la piena conformità costituzionale del governo tecnico. La cosa è scontata: è vero che i membri dell’esecutivo non sono stati eletti e il premier non è stato scelto dagli elettori, ma l’esecutivo ha ottenuto la fiducia del Parlamento e dunque dei  partiti che hanno fatto un passo indietro, visto che non sono stati capaci di fare passi avanti. Le altre considerazioni bizantine che si possono fare vanno piuttosto a carico di una legge elettorale così porcella da sfiorare l’incostituzionalità: è ad essa che va magari imputato il vero strappo istituzionale.

Ma l’inattesa discesa in campo del Presidente della Repubblica, per contrastare questo tipo di tesi da parte dei megafoni del berlusconismo, ha però una chiave di lettura che va oltre le questioni formali ed è di sostanza: è il rapido calo di consensi attorno alla manovra montiane, le crepe che si stanno aprendo fra i suoi vari membri e soprattutto nell’ambiente dal quale è stato partorito. Pochi hanno notato che ieri, prima delle esternazioni del Quirinale, Draghi da Francoforte ha bacchettato duramente la Fornero con una brevissima dichiarazione in cui sosteneva che la “flessibilità del lavoro crea incertezza”. Ed è forse per questo che Bersani ha trovato il coraggio di opporsi al massacro dell’articolo 18. Insomma qualcosa non sta funzionando come dovrebbe e i tecnici paradossalmente fanno cose trite e scontate sul piano tecnico, ma in compenso si rivelano sempre più ideologizzati a destra: del resto solo un ingenuo potrebbe credere che siano lì senza aver mai sfiorato il milieu politico e le sue logiche.

Il senso di questa uscita di Napolitano sta forse nel fatto che  il presidente non è più così sicuro che l’esecutivo di emergenza messo insieme sia stata una soluzione  del tutto azzeccata e quindi sente il bisogno di sostenere in prima persona la legittimità delle sue scelte,  cominciando a pensare che si troverà presto a doverne difendere la bontà, la razionalità degli interventi e l’inesistente equità. Esiste una differenza sostanziale tra un esecutivo tecnico e uno emanazione dell’ambiente finanziario: chissà magari una lampadina si è accesa, mentre si va rapidamente consumando la candela accesa per la salvezza del Paese.