Rosella Roselli per il Simplicissimus

Mentre pensavo di dire la mia dopo gli  agguati di Firenze sono stata colpita dal “fuoco amico” del sindaco della città Matteo Renzi. Che oggi dichiara: “Quando c’è da dire che Casa Pound sbaglia si dice, ma da qui a dire che la resposabilità penale e personale di un killer debba essere assegnata a tutti quelli che frequentano un centro sociale di destra credo sia sbagliato” . Una affermazione di questo genere merita una risposta, per quanto “emotiva, populista e demagogica”, come è nel mio stile a detta di molti.

Renzi, lei deve essere uno di quelli a cui pensavo prima che la sua affermazione mi facesse cancellare ciò che avevo già scritto sull’eccidio nella sua città. Parlavo di come in questi anni l’appropriazione di lotte, simboli e parole abbia confuso i più inermi, i meno strutturati politicamente, quelli come lei che ora si fanno un vanto di non avere ideologie -ma soprattutto idee- e, a seconda dell’esigenza sparano nel mucchio, cercando di non colpire nessuno. Proprio il contrario di quel che ha fatto il buon Casseri a Firenze ieri, quando ha freddato quei poveri ragazzi.

Però veda Renzi, anche Walter Veltroni riconobbe a casapound un ruolo nei movimenti romani di lotta per il diritto alla casa. Facendo confusione un po’ come ha fatto lei cercando di distinguere gli assassini dai mistificatori, chissà se per solidarietà con questi ultimi. Nella stessa ottica non avremmo dovuto indignarci quando Alemanno -decisamente anche a Roma non siamo capaci da anni di scegliere un buon sindaco-, che da tempo coltiva una ambigua contiguità proprio con i nazifascisti di casapound, ha deciso con la sua Giunta di assegnare uno dei più cospicui finanziamenti che il dipartimento delle politiche abitative del mio comune abbia mai elargito proprio a favore di questa organizzazione per l’acquisto della sua sede -occupata da non più di trenta famiglie-, nonostante la situazione della casa sia a Roma in perenne emergenza da anni.

Ma vede, sindaco, non ci stiamo. I miei compagni e io stessa i fascisti li riconosciamo, anche se cambiano nome e volto e decidono di colpire con altre armi che non siano le spranghe o le pistole. E non li sdoganiamo. Non ci sogneremmo mai di lottare in nome della supremazia della razza, non avendo razze da difendere per ragioni particolari. Non vorremmo mai che la Resistenza contro i nazisti e i fascisti che molti dei nostri padri combatterono da giovani partigiani venisse messa in discussione. Non potremmo mai desiderare un diritto essenziale come la casa o il lavoro, la salute o l’istruzione, se riuscire ad ottenerlo significasse escludere altri che ne abbiano un vero bisogno. Non ci verrebbe mai in mente di rottamare le idee di solidarietà, giustizia ed equità e le azioni che le sostengono dimenticando chi siamo e soprattutto chi vogliamo, ancora e sempre, essere in futuro.