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Povero Minzo, poveri noi

Lei ci vuol prendere per i fondelli. E con quel lei non intendo solo il direttore generale della Rai, la berlusconiana di ferro, ma tutto quel mondo della destra profonda che sotto varie forme, ha determinato e determina la storia e la vita di questo Paese. Un universo variegato che va dall’estremismo di piazza fino al doppiopettismo finto moderato, ottuso e affaristico che ieri si nascondeva nelle pieghe della Dc e oggi in quel vasto schieramento antipopolare che si accende sgangherato in Scilipoti, ma cova sotto la cenere di più sobri personaggi dell’establishment.

La vicenda è nota: la Lei vorrebbe sostituire Minzolini, rinviato a giudizio per peculato , con Alberto Maccari, pensionando, Fornero permettendo e attuale direttore dei Tg regionali. Una scelta davvero stravagante fatta evidentemente per tutelare la possibilità di chiamare  tra un po’ di tempo qualche altro amico di Silvio, magari un po’ meno sfacciato nella sua devozione o per sostituirlo con qualcuno di osservanza montiana e vaticana. Forse sorprenderà qualcuno, ma in questo caso faccio il tifo per Minzolini, perché almeno è un semplice ed evidente innamorato del potere, protervo, ma anche ingenuo nella sua enfatica mission berlusconiana.

Qualcosa di apparentemente molto lontano dal moderato successore. E invece un lungo filo scorre dietro una storia professionale che oggi dice pochissimo ai più. Ma Maccari comincia la sua carriera giornalistica  al Fiorino, un giornale economico romano, oggi scomparso,  di cui fu al ’75 all’ 82 il caporedattore centrale. E questo ci illumina. Il Fiorino era infatti un foglio di osservanza cattofascista in cui hanno lavorato anche parecchi personaggi che oggi sono tra i collaboratori de Il Giornale o di Libero e che accolse moltissimi trasfughi della destra estrema tra cui anche Giano Accame, intellettuale storico del fascismo post bellico, oltre che ammiratore e diffusore di Evola.

Il quotidiano era edito e diretto da Luigi D’amato parlamentare democristiano, molto legato al Vaticano, un uomo abituato a lavorare nell’ombra, ma che si distinse per il suo intervento alla Camera del 29  aprile 1966, su un fatto tragico accaduto il giorno stesso, il primo della lunga stagione dei cosiddetti opposti estremismi, un drammatico annuncio del ’68. Quel mattino fu ucciso a Roma da una banda di fascisti appartenenti all’associazione Caravella, Paolo Rossi, studente diciannovenne di Architettura colpevole di distribuire volantini  dell’Unione goliardica italiana che ad onta del nome era un’organizzazione di sinistra.

E il futuro direttore del Fiorino tuonò contro questi bolscevichi i quali trasformavano impunemente  “un luogo di scienza in un teatro per la ripetizione di atti gravissimi, che ricordano da vicino una storica tragica farsa o  un tentativo, lasciatemelo dire, di piccolo esperimento di soviet di studenti e di operai” vi risparmio il resto di questo degradante delirio che comunque può essere letto qui negli atti parlamentari. E che probabilmente dovrebbe essere attentamente esaminato dagli storici per trovare qualche nuovo filo D’Arianna lungo il quale esplorare tanti misteri italiani.

Ecco il clima culturale nel quale Maccari ha vissuto e al quale ha collaborato attivamente, in prima fila per parecchi anni prima di dedicarsi alla scrittura per il settimanale dell’ Osservatore Romano e di essere infine assunto in Rai. E’ lo stesso mondo devoto e di destra che per vent’anni ha benedetto Berlusconi senza gli eccessi teatrali di Minzo, ma ben saldo nella sobria e sotterranea politica di sostegno alla rendita, al privilegio, alla disuguaglianza.  E nel richiamo a regimi autoritari, quando non apertamente fascisti come possiamo apprendere da mille dichiarazioni vescovi emeriti o meno, ma sempre  benedicenti nella discrezione o nella contestualizzazione.

Insomma la destra carsica, che spunta ogni tanto, ma per lo più è seppellita sotto la roccia del moderatismo di facciata, della religiosità più ipocrita, dell’ opportunismo più servile. Francamente preferisco il servo che non fa finta di non esserlo se proprio in questa marcia anomalia italiana non si hanno che queste scelte.

 

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