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Disturbiamo il professore

Rosella Roselli per il Simplicissimus

E’ la rivincita delle buone maniere, ce lo dovevamo aspettare. La pacatezza e la robotica determinazione sono il vecchio che avanza e sovrasta. E ci fa sentire inadeguati, noi che le buone maniere le abbiamo imparate e dimenticate gioiosamente, sostituendo ad esse il rispetto, quello vero per chi lo merita, la compassione autentica, le emozioni, le passioni,la rabbia.

Perchè succede di arrabbiarsi, a quelli come me, distanti, diversi, sempre dimenticati. Che la voce l’hanno persa per il troppo gridare nelle piazze o per la frustrazione di anni trascorsi ad accumulare debiti e sacrifici. Fa paura questo silenzio, questa atmosfera che odora di sagrestia e anticamera, questo potere sempre più lontano dalle nostre vite, ridotte a numeri per fare cassa.

Aspettando. Mi sono chiesta se non sia stato controproducente il nostro furore, e l’amore, se non abbiamo disturbato con le nostre speranze e i sogni, con le nostre canzoni e i desideri. Se non abbiamo creato scompiglio più che i bimbi in cortile – adesso via però, che è l’ora del silenzio!- . Finora abbiamo imparato le regole nel modo più duro, subendole. Ma nonostante tutto penso che sia, ora più che mai, il momento di fare ancora più rumore, di ricordare tutti e a noi stessi che ci siamo e viviamo.

E che ci piace interrompere le lezioni e far domande, cercare soluzioni differenti, attuarle persino, partecipando attivamente, sempre. Come sappiamo fare, come possiamo fare. Prima che questo nostro adeguarci a nuove imposizioni ci costi ben più caro di una muta riprovazione e di un’alzata di sopracciglio.

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