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Alluvioni: ora piovono lacrime di coccodrillo

Massimo Pizzoglio per il Simplicissimus

E rieccoci!
I coccodrilli son tornati!
Tutti a piangere (giustamente) le vittime dell’ennesima tragedia ordinaria, gli ultimi numerini sul totalizzatore del “Bingo delle morti annunciate”.Ma anche tutti a distaccarsi dalle responsabilità, a far pregredire le cause a tempi (in cui loro erano) non sospetti.Si tirano in ballo i decenni, addirittura i millenni di storia degli insediamenti umani, omettendo che bastano sei mesi di fesserie a monte per spazzare via il secolare paesino a valle.

Sindaci che lacrimano in diretta per le conseguenze di gestioni garibaldine, di “abbiamo fatto tutto ciò che il buon senso dettava”, “non abbiamo lesinato negli investimenti”…
Sì, perchè hanno anche speso i soldi che lo stato e l’UE ha stanziato per le opere di consolidamento del territorio in inutili bastioni, in artistici argini in stile tirolese, in cementificazione del terreno di cui, puntualmente, la natura non ha apprezzato neppure la buona volontà, ingrata!
Ma a chi glielo dice in faccia, ribattono con lo “sciacallaggio mediatico”, loro che hanno fatto dello sciacallaggio edilizio la loro fortuna politica (e, spesso, anche finanziaria).

Ho abitato per quindici anni al confine tra Piemonte e Valle d’Aosta, mi sono fatto un paio di alluvioni serie più miriadi di piccoli dissesti, ho conosciuto i sindaci di quei paesi, ho visto, nella maggior parte, la loro impreparazione tecnica e la loro avidità economica, l’ignoranza culturale e gestionale, pur avendo titolo a dare concessioni e pianificare opere.E a spendere il denaro pubblico, i “nostri” soldi per opere faraoniche in sedicesimo, dei mini-ponti-sullo-stretto, altrettanto inutili quanto nefasti, per gloriarsi all’inaugurazione con quella ingiuriata fascia tricolore sulla panza pasciuta a nostre spese, nelle varie sagre che “onorano la tradizione”.Poi gli tocca onorare i morti “dell’immane tragedia”, dell'”imprevedibile disgrazia”, del “cambiamento climatico globale”, manco loro non facessero parte di questo globo.

E, nell’immancabile ripresa con stivaloni infangati e giaccone fluorescente di una taglia più grande, a chiedere a gran voce altri soldi per riparare i danni che loro stessi, con la loro ignorante presunzione, hanno causato.
Credo sia ora di dire basta a queste deleghe al buio, a persone magari anche dotate di buona volontà, ma non dei mezzi culturali per applicarla; di lasciare ai “veri” professionisti lo studio dei problemi e delle soluzioni che riguardano il nostro territorio, dando responsabilità e poi chiedendone conto (ma davvero, come insegna il caso Bertolaso).
Non consulenze, ma operatività.
Non Cassandre, ma Coriolani.

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