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Aventicello de Roma

Che le opposizioni disertino il discorso di Berlusconi più che un atto politico mi sembra un’adesione alla fisica aristotelica secondo cui la natura aborre il vuoto. Varrebbe la pena solo di fronte a un autodafé in cui il Cavaliere svelasse che vuole il premierato solo come diritto d’asilo contro i birri che lo perseguitano, per mantenere il suo impero, per la conservazione dei privilegi propri e della sua Versailles di Arcore.

Ma anche questo sarebbe noioso, nient’altro che l’evidenza. Così non mi appassiona questo aventicello romano, anche se è l’espressione di un accordo sostanziale sul governo tecnico. Ma non mi emoziona nemmeno molto altro di quella distrazione di massa che è diventata la politica politicante rappresentata dai media. E per esempio trovo assai poco interessante che il Pd stia facendo marcia indietro sul divieto di ricandidatura dopo tre legislature: si intendono tre legislature indipendentemente da quanto siano durate oppure 15 anni anni? Quell’articolo dello statuto lo trovo molto demagogico e sensato solo in una logica in cui i candidati siano solo dei nominati, un modo per non tenere conto né degli elettori, né dei valori delle persone. E uno strumento perverso e perdente del rinnovamento delle classi dirigenti che dovrebbe invece essere decretato dai cittadini.

Ma mentre infuria questa polemica, la politica, quella vera, sembra affondata dentro un fenomeno carsico, nascosta dalla perversa e inquietante partita a scacchi del finis Berlusconis. Sembrerà curioso, ma molti temporanei aventiniani, da Casini a Rutelli (e passi), ma anche da Letta nipotino fino a Veltroni rimproverano a Berlusconi non la macelleria sociale di cui fa pronubo e portatore, ma il fatto di essere a capo di un governo pasticcione e di una maggioranza cialtrona,  che non sono riusciti ad esaudire il diktat di Draghi e Trichet formulato nella famosa lettera della Bce.

Ora che senso ha la militanza in un partito che dopotutto si definisce riformista, l’accoglimento di tesi (su cui Draghi non era d’accordo meno di due mesi prima, vedi qui) che sono per loro natura tutte scritte “dalla parte del creditore”? Tanto più che queste tesi, rivolte ossessivamente al pareggio di bilancio, sono ritenute valide, per ovvi motivi solo in Germania, che è poi l’effettivo creditore, mentre sono viste come recessive e pericolose in tutto il resto dell’universo mondo, come  dimostrano gli interventi economisti di parte liberista come De Grauwe, Krugman e  Wyplosz, tanto per citarne tre non italiani. Non a caso il duo Obama – Geithner insiste tanto sul salva stati piuttosto che sui pareggi di bilancio.

In realtà queste posizioni non sono altro che un fiancheggiamento politicamente ipocrita e intellettualmente maldestro di posizioni confindustriali e marchionnesche che rispondono ad interessi precisi di gruppi di pressione che vogliono completare il sacco del Paese.

Ecco, già questo mi interessa molto di più, della faccenda dello statuto e delle tre legislature, tanto più che posizioni di questo tipo sono espresse dentro il Pd da parecchi altri come Renzi e Bianco:  qui non siamo dentro la normale divergenza di opinioni dentro uno stesso partito, ma alla sindrome del dottor Jekyll e mister Hide, dove riformismo e in qualche raro caso progressismo, si mischiano a posizioni ultraconservatrici che contestano al Cavaliere di essere poco scrupoloso come macellaio dei ceti deboli.

Ma naturalmente di questo si parla poco o niente e io devo essere proprio fuori del mondo. Sarà la mancanza di Ipad che non mi ha consentito di cambiare la mia vita e di non potere godere dell’applicazione “be stupid” .

 

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