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C’è del grasso in Danimarca

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Mi aspetto che, in attesa della manovra che verrà avviata verosimilmente nel 2013 primo anno del d.B., la dissennata mannaia del governo si abbatta a caso indiscriminatamente su segmenti di italiani secondo regole non poi molto più arbitrarie i quelle vigenti, così per metterci un po’ in riga: tassa sugli occhi azzurri, acconto sulle imposte dei portatori di cognomi con la erre, imposta per i calvi che non ricorrono a fruttuosi trapianti, penale per chi non possiede almeno tre televisori e altrettanti decoder. E credito d’imposta sul silicone, condono per spese estetiche e così via, perché i condoni, lo sappiamo da oggi, e ancor più le tasse devono essere educativi, indurre comportamenti virtuosi e conformi alla mentalità di governo e a convinzioni e principi politicamente corretti.

C’è da aspettarsi quindi una rapida armonizzazione con l’ultima fantasiosa a misura entrata in vigore in Danimarca, in fondo siamo o no europei? E dell’Europa si sa ci piacciono le galline ovaiole, il confronto sul parmesan ma soprattutto quella insidiosa tendenza a farsi gli affari nostri, entrando con gli scarponi nelle nostre vite, e in Italia anche nelle nostre morti, criminalizzando attitudini, punendo piccole legittime licenze rispetto al generale sentire, imponendo un conformismo che di solito arriva in ritardo su costumi e senso comune.

A dare l’esempio è la Fax Tax, la tassa sul grasso, istituita appunto in Danimarca dove vengono penalizzati gli obesi per i loro colpevoli e irriguardosi consumi “saturi”, rei di innalzare di colesterolo nel sangue e quindi della diffusione di malattie cardiovascolari. Insomma la tassa sui tassi – di colesterolo – dovrebbe persuadere a abitudini alimentari più sobrie con l’intento dichiarato di ridurre i costi sanitari di un obeso superiori del 25% rispetto a quelli di un normopeso.

C’è da benedire la crisi, vedi mai che diventiamo tutti smunti come la carfagna, segaligni come la santanchè e dei figurini impagliati come letta. Intanto in attesa anche di accorciarci per conseguire una corretta statura di regime ci toccherà pesarci prima della dichiarazione dei redditi, anzi – come in certi locali anni 50 che ti mettevano sulla bilancia dopo aver mangiato – ante e post spesa al supermercato. Perché la Fax Tax applica proprio un balzello sui prodotti, aumentando di circa 2 euro il prezzo degli alimenti più ricchi di grassi saturi, ad esempio burro, carne, latte, margarina, salumi ed oli (secondo un calcolo approssimativo fatto dai media danesi, una confezione di burro da 250 grammi costerà circa 2,43 euro in più e un litro d’olio d’oliva salirà di 5,59 euro).

Non so voi, ma io sono piuttosto disturbata dall’imposizione di modelli morali, estetici, estetici, sessuali, insomma che ci sia un concorso di autorità morali, sociali, economiche e politiche che vogliono a tutti costi “il mio bene”. Un bene deciso da loro secondo regole che seguono tendenze di mercato, mode, ma anche pura e semplice smania di strapotere, di invadenza nelle nostre esistenze, di imposizione autoritaria di precetti laddove invece le leggi sono eluse e le tasse evase, in un grande disordine, in uno stravolgimento di certezze: salame si salame no.. olio di mais o di oliva? Maiale grasso maiale magro. I carboidrati a pranzo o a cena? E Coldiretti che per combattere l’obesità infantile vuole tassare le bibite gassate. E poi il light e i formaggi snelli e lo shampoo che sgrassa che tanto poi ci metti il balsamo.

Regna grande confusione e come fai sbagli: creature definite “sciupate” a Roma, sarebbero additate come obese a Milano. Signore morbide a Agrigento sembrano buzzicone a Parigi. Ho amiche abbondanti che hanno fatto master in Canada solo perché finalmente trovavano dei cinema con sedili congrui al loro lato B. e Victoria secret’s ha finalmente sdoganato il push up anche per la quinta misura. E sarebbe in fondo così facile vivere bene con le nostre differenze anche di taglia.
Per carità non credo ci sia un Grande Fratello delle proteine, un FMI delle merendine dietetiche, un grande Vecchio delle bibite, ma c’è da sospettare di certe tendenze così come di certe raccomandazioni sanitarie non sempre neutrali, o di recuperi della tradizione estemporanei e indesiderabili laddove, non secoli fa, si diceva se un povero mangia un pollo, uno dei due è malato.
Aspetto di sapere in nome di quale edificio morale dovrò rinunciare al mio pane burro e marmellata, per quale principio ispirato alla coesione sociale mi sarà impedita la pizza con la mortazza e secondo quale patto solidaristico debba chiudere il mio frigo alla salsiccia.

E anche a quale estetica e etica di regime debba uniformare il mio fisico e le mie rotondità. Come devono essere i corpi politicamente corretti, da che taglia si rischi l’esclusione dal consorzio civile. E per estensione se l’unico vecchio ammesso è il premier, quali malattie e difetti siano condonabili e da che età sarebbe desiderabile provvedessimo a una auspicabile eutanasia, per pesare ancora meno su un welfare già compromesso. Ah dimenticavo, nella società opulenta tra le libertà vietate c’è oltre all’abbondanza fisica, anche quella di morire,

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