C’è un particolare della conversazione tra Lavitola, l’abominevole maneggione dei Caraibi e il Cavaliere, un particolare che svela il cuore del progetto berlusconiano, nel quale la politica è solo il paravento  per il potere di una variegata oligarchia. Tutti i giornali lo riportano, ma non sembrano trarne le conseguenze: è quando il premier parla di Fini e della sua pattuglia, quasi un anno prima che scoppiasse il divorzio, chiamandoli fascisti.

Così dopo molti anni da Fiuggi, dall’era degli sdoganamenti, attraverso una perigliosa navigazione tra dichiarazioni infelici e ritrattazioni su Mussolini e sul ventennio, si scopre che i fascisti, divenuti liberali in pochi giorni, a testimonianza della bontà delle acque termali, per il premier sono rimasti fascisti. Lui si è li è presi tranquillamente al governo e loro hanno fatto finta di essere quel che si doveva pur di sedere alla mensa.

Io non so cosa pensi realmente Fini, quali siano oggi le sue idee e le sue prospettive, ma è evidente che a Berlusconi non gliene è mai importato niente di tutto questo: aveva bisogno dell’ Msi al Sud e della Lega al Nord per vincere e ha allestito lo spettacolo. Se ne avesse avuto bisogno avrebbe messo in listone anche Erode, personaggio che comunque è significativamente rappresentato dal leghismo più ottuso e indecente che spesso se la prende con i bambini, sempre che non siano locali.

Non abbiamo mai avuto un presidente del consiglio, tradotto in premier per venire incontro all’incolto e all’ illustrata della sua base elettorale, ma solo un impresario che ha messo in scena un canovaccio trovato a Castiglion Fibocchi. E se c’era bisogno dei fascisti, dei secessionisti oltre che di altri poteri opachi non c’è mai stato problema, qualunque fosse il rischio. Anzi ancora meglio perché così lui, il Cavaliere poteva essere l’ago della bilancia, prima di idee contrastanti, poi semplicemente di gruppi di potere.

Bastava un po’ di trucco, un congresso, una smentita, la finzione del rinnovamento, la promessa del miracolo, la simulazione di idee e la dissmulazione degli affari sottostanti. Ma non c’era nient’altro, solo fondali dipinti dal tubo catodico, solo la volontà di conservare rendite e privilegi. Giorno per giorno, senza nemmeno un piano complessivo, per quanto spregevole. Piduismo dilettantesco e cialtrone, come tutto del resto, come l’insieme della classe dirigente.

Ed è proprio questo ciò a cui si siamo abbandonati e abituati, sperando ogni giorno che non fosse vero, aumentando man mano il confine dell’intollerabile. E adesso ne paghiamo le conseguenze perché si può ingannare se stessi, ma non la storia. E per nostra vergogna un lembo di questa realtà, un rimasuglio infangato di scenografia, è sollevato senza volere da un prodotto di questi alambicchi, dal faccendiere che esiste solo da Lavitola in giù.