Cameron dice che sono teppisti. Ma forse l’opinione di uno che ci resta male se non viene riconosciuta la sua faccia levigata e anonima, da prodotto industriale della politica, non è la più interessante. La cosa stimolante sono invece i commenti che si affollano a centinaia sotto i pezzi che descrivono i fatti di Londra perché sono uno specchio della nostra incapacità di comprendere la complessità.
Passandoli al setaccio emerge un mondo che fa fatica a comprendere se stesso e che si abbandona alla semplificazione come a un amplesso occasionale o forse con la rassegnazione coniugale di chi si è abituato a confondere la chiarezza con la facilità di giudizio. E dunque le tesi contrapposte che emergono è che ci si trovi di fronte a un moto rivoluzionario, all’insurrezione proletaria, a una presa della Bastiglia oppure, alla Cameron, che si tratti solo di marmaglia che approfitta dell’occasione per saccheggiare negozi e derubare. Marmaglia la cui esistenza è attribuita da qualche appartenente alla banda più numerosa, quella degli idioti morali e sociali, alla presenza in Gran Bretagna di un welfare esteso.
Ma lasciando perdere la quota di inevitabile quanto abbondante ottusità, trovo le due tesi contrapposte troppo ovvie e tuttavia stranamente omogenee, entrambe ancora dentro l’universo mentale liberista. I “rivoluzionari” non comprendono che se la ribellione avviene dentro il desiderio tutto borghese di possedere gli emblemi del successo, si è ancora dentro il feroce meccanismo dell’uomo consumatore e non cittadino. Gli altri invece non vedono che rubare le nike (e chissà perché proprio questo marchio è diventato simbolicamente preminente) non è un semplice furto, ma un respingere l’emarginazione impossessandosi di un “segno” magico di riscatto.
Però non c’è nulla di rivoluzionario nel confermare proprio le dinamiche sociali del liberismo che vive di possesso e che ha bisogno dell’emarginazione e della povertà come elemento dialettico, di trasformare tutti in banali desideranti. Ma proprio per questo non c’è nulla di puramente teppistico nell’appropriarsi dell’oggetto griffato, è invece una rivendicazione, il seme ancora non germinato e confuso di un’idea di diritto che va oltre le logiche economiche imposte da trent’anni.
Insomma sono i sintomi di qualcosa che sta muovendosi dentro l’occidente: e credo che stia alle società nel loro complesso, alle intelligenze e alle sensibilità far sì che sì che essi non siano i segni solo di una malattia cronica e inevitabile, ma quelli di una guarigione dalla società diseguale.
Una volta c’erano gli intellettuali puri. Oggi ci sono solo quelli del denaro facile….Sotto una marea umana che non c’è la fa più, protesta vomitando tutto il malumore che ha in corpo. Ma testa e coda si toccano e forse chissà, sarà dalla piazza che nascerà l’esigenza di pensare ad una società più vera, a misura d’uomo… Basta con le banche.In fondo questo nostro continuo parlare dovrà pure portare a qualcosa non credi?
Questo senz’altro Antonella, quello che però manca ancora è l’idea della trasformazione della società, vale a dire ciò che distingue un moto di piazza o una rivolta da una rivoluzione
Tutte queste rivolte arrivate anche in Europa hanno il sapore dell’assalto ai forni, quando il pane era gravato da una forte tassa sul macinato. Ha il sapore della presa della Bastiglia, per rivoltarsi contro un’aristocrazia che tartassava il popolo privato del pane. Tutte queste rivolte che si stanno propagando ovunque testimoniano che le cose così come stanno vanno cambiate. C’è bisogno di una società a misura d’uomo e non creata su misura per i detentori di un capitale che come un carrarmato distrugge speranze, mette fuori uso sogni e considera l’individuo come un’ingranaggio che deve funzionare per pagare tasse e solo tasse. Dove stiamo andando? Questo mondo sta scoppiando e invece di buttare acqua sul fuoco i sostenitori delle tasse come se fossero boss mafiosi si presentano per ritirare tutto quello che c’è in cassa….