L’unica cosa solida di questa Italia è il grottesco. Non il Paese, non la politica, certo non l’economia: che il maggior oppositore di un Berlusconi ormai svanito, aggrappato alle sue cabale vecchie di vent’anni e alle dirette oceaniche in tv, sia Marchionne è la dimostrazione di un’agonia che coinvolge l’intero ceto politico italiano.

Se la montagna partorisce un topolino di balsa, un modellino in scala di progettualità, il resto della Camera rimanda un’eco cavernosa e opaca dalla quale si evince l’assenza di un’altra idea di Italia: si scorge solo una partita di bridge parlamentare per un governo di emergenza  che è di fatto l’unica prospettiva che il vuoto di politica consente.

Si è davvero finita un’epoca, non soltanto una costellazione di potere costruito attorno a un sultano, alle sue cricche, ai suoi media,  ai suoi reduci e ai suoi comprati, ma un intero assetto etico, psicologico e ideale. Ed è proprio la mancanza di un progetto alternativo la cui assenza è nascosta da una penosa demagogia della concretezza, che lo rivela.

L’omologazione di tutti o quasi sulla base di una supposta realtà che è appunto quella che si dovrebbe cambiare, ci dice che dentro le mediazioni e gli scontri  i principi sono nulla e il potere o gli interessi tutto. E’ per questo che Marchionne riesce ad essere un efficace surrogato di opposizione, pur essendo in sintonia sulla disarticolazione dei diritti del berlusconismo: perché in discussione non è la fede nel neoliberismo selvaggio, ma soltanto il suo sacerdote nella diocesi italiana. E di fronte a questo non ci può semplicemente dichiarare agnostici e sottoscrivere una discontinuità che rischia di essere il continuismo più accanito

Che poi Marchionne sia l’uomo che ha promesso un grande piano per l’automobile al semplice scopo di chiudere  due grandi poli produttivi e di svuotare ogni diritto sindacale, la dice lunga sul significato di questo turn over di imprenditori alla guida del Paese che è poi il tema vero in discussione per il dopo Berlusconi. Che sia anche il manager che ha tenuto a battesimo la  penetrazione commerciale più bassa di sempre della Fiat, è il segno di ciò che ci attende lungo questa strada.

Certo si dovrebbe cambiare completamente direzione, ma con orrore si scopre che nel lungo frattempo, si sono perse le mappe.