Anna Lombroso per il Simplicissimus

Può rivelarsi utile che un bambino, sia pure incartapecorito da 15 anni di ossequienza livorosa e ribellismo frustrato, gridi nell’anonimato che l’imperatore è nudo..o troppo bardato nel suo ermellino.
Ho invece molte perplessità sull’utilità di ridire cose risapute: l’eccesso informativo produce stanchezza e disaffezione dalla conoscenza.
E sono ancora più perplessa per via dell’overdose di sdegno. Mi ripeto, all’indignazione che mi pare un sentimento un po’ troppo contemplativo, preferisco di gran lunga la collera che è una passione rivoluzionaria, almeno a detta dei giacobini che ne avevano fatto uno strumento di trasformazione del mondo. E preferisco l’ira anche alla vendetta, il frutto dell’albero del veleno, che mi pare il sentimento che anima i molti disillusi del web. E che è inevitabilmente così tossica da togliere lucidità e da far spesso sragionare. Per carità non è certo scaldaloso che si esiga un risarcimento, morale e non solo, dello scandalo; che ci si voglia rivalere di chi si è collocato sopra di noi e spadroneggia, accomodato in un iniquo privilegio, indifferente al nostro bene e irridente dei nostri interessi. Sembra essere questa la vocazione della piazza virtuale, canale di rappresentazione della crisi e “aula” immateriale di un processo pubblico-mediatico all’èlite.

Sarebbe auspicabile invece aver percorso un certo cammino dal codice di Hammurabi che aveva stabilito un prezzario minuzioso delle parti del corpo umano per la restaurazione dell’onore offeso, o dalla legge del taglione. E c’è da sperare che si sappia andare oltre il furioso e ilare disordine della rappresaglia spesso indiscriminata. Sarebbe desiderabile che questo Paese scegliesse la “medietà” tra l’abbandonarsi alla iraconda vendetta e il non cedervi affatto, insomma la soporosa “analghesia”.

In questi tempi di dissipati e disperati eccessi converrebbe un po’ di equilibrio, che ci esimesse dal populismo, dal brandire la clava del giustizialismo, dal preferire la via giudiziaria ai diritti piuttosto che la rivendicazione di conquiste ottenute grazie all’esercizio della democrazia.
Il furbetto di Montecitorio non ci mostra niente di quello che succede dietro alle quinte dove si giocano partite senza regole la cui posta è il governo della società. Ci mostra miserie non poi molto diverse se non per volume dal travet che ruba le penne al ministero, ma anche qualche computer, dall’amministrativo che disseppellisce le fatture dei consulenti previo regalia, dall’idraulico o dal professore che si esime dalla ricevuta fiscale. Ancora più criticabili certo, perché certo, ben più che sua moglie, dovrebbe essere Cesare al di sopra ogni sospetto. Ma che sono state tollerate con una certa indulgenza per non dire “riconoscimento” se insieme a Berlusconi sono stati rieletti tanti esuberanti, accertati e immortalati elusori di multe, abusatori intemerati, superatori sfrontati di limiti di velocità insomma tutto il popolo del “lei non sa chi sono io”.

Risentito solitario o più credibilmente ben manovrato, l’attempato giovanotto tardivamente innamorato della verità ci svela solo quello che l’oligarchia al potere preferisce che vediamo, grettezze su scala minore, in modo da lasciare in ombra gli arcani imperii, astuzie, ricatti, alleanze opache, prepotenze, sopraffazioni celebrate nelle procedure invisibili della democrazia. E che sono proprio quello che attenta alla democrazia.
Spider Truman ha corso troppo e forse anche qualche autorevole fiancheggiatore comincia a preoccuparsene: l’antipolitica va bene fin quando non compromette magari la scesa in campo di qualche altro imprenditore dai costumi più accettabili di quelli dell’attuale premier, che non canta e non racconta barzellette ma che non è poi detto sia molto più raccomandabile.

Anche il questo caso pecunia regina mundi. È il denaro che muove il nostro mondo più che in passato quando concorreva con religioni e ambizioni dinastiche. Oggi la potenza del denaro si è resa anche immateriale, incorporea e mistica, penetra dappertutto spira dove vuole grazie al capitale finanziario, circola mediante lo spostamento di quote e crea ricchezze e causa miserie soprattutto al di sopra di ogni confine e regole.
E è questo che esigiamo di sapere, altro che di permessi per il centro storico. Vorremmo sapere quali permessi l’oligarchia al governo, o diversamente al governo, ha offerto a poco prezzo al potere economico, al profitto a chi detiene il mercato, quello dei quattrini, dell’informazione, dei voti e vuole detenere quello delle nostre vite, dei nostri corpi, delle nostre aspirazioni, delle nostre emozioni. Altro che antipolitica: riuscire a riprenderci queste conoscenze significa riprendercela politica e riprenderci la dignità di cittadini.