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Ce n’est qu’ un debut

Le amministrative, una volta perse clamorosamente, non erano un fatto che coinvolgeva la politica nazionale. Ora scopriamo che anche i referendum su temi essenziali della vita pubblica e civile su cui il governo aveva messo le mani, non hanno una valenza politica.

C’è da chiedersi cosa intenda per politica questa corte dei miracoli che va Silvio e Umberto fino agli infimi e avidi scalzacani che li circondano: è probabile che sia qualcosa che trova posto in un’area grigia tra il codice penale e il bagordo. Così sono stati sorpresi da questo inatteso ridestarsi della coscienza civile, che per loro è un oggetto misterioso: avevano pensato di averla tramortita attraverso l’oppio televisivo e la sempre maggiore corruttela, l’egoismo, la paura.

Ora si trovano a dover fare i conti con la ribellione di gente che è ritornata ad essere popolo: così nel loro drammatico e ridicolo teatrino, riescono solo a far finta che non sia successo nulla o a imitare la presenza di una consapevolezza politica. Ma è solo una mimesi, un ennesimo travestimento grazie al quale tentano di farla franca e che segue la valanga di trivialità, di inganni e di trucchi a cui abbiamo assistito nell’ultimo mese.

La vita è altrove, è nella rete, è in nuovo ritrovarsi, è nella scoperta di beni comuni da difendere che alludono in qualche modo a un destino comune. Tutto questo non li risparmierà: ormai l’opinione pubblica è come il coniuge che scopre un tradimento dopo essere stato convinto dell’assoluta fedeltà dell’altro. Nulla potrà più far tornare una qualunque fiducia. Ma attenzione non risparmierà nemmeno chi invece di ridare respiro politico a questo Paese, vorrà far pesare troppe distinzioni e distinguo, vorrà mettere in campo troppi egoismi.

E’ cominciata una stagione nuova, bisogna soltanto avere il cuore e l’intelligenza di farla fiorire. Ce n’est qu’ un debut.

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