Quelli che si appellano ogni momento al popolo sovrano, cercano in tutti modi di far tacere il popolo. L’uomo in fuga dai giudici ora è in fuga anche dalla gente. Così dopo il nucleare ci si appresta ad eliminare anche il referendum sulla privatizzazione dell’acqua, per far fallire la consultazione popolare.
In entrambi i casi si tratta di pure truffe, perché le norme cancellate oggi, possono essere ripristinate in qualsiasi momento, non appena passata la data del referendum e salvato il padrone dalla possibilità che sia cancellato il legittimo impedimento. Ci sarebbe davvero da rivoltarsi con questo governo rivoltante.
Soprattutto si dovrebbe cercare in ogni modo di impedire che il sabotaggio delle consultazioni popolari vada a buon fine. E visto che i tempi sono abbastanza stretti, non è impossibile riuscirci. Ostruzionismo, qualche imboscata parlamentare: non sono gli strumenti che mancano e men che meno la furbizia.
Ciò che manca è l’opposizione o almeno la gran parte di essa, il Pd. Fa finta di non capire che si tratta di un trucco e parla di vittoria perché l’affossamento dei referendum è per lei una gradita novità che lo esime dallo schierarsi e dunque dal dividersi.
Nonostante una vittoria nella consultazione popolare possa essere un passaggio importante, se non essenziale nel mandar via Berlusconi, il maggior partito di opposizione preferisce dar credito a una truffa evidente piuttosto che dare battaglia rischiando di creare malumori tra i nuclearisti di casa propria e soprattutto tra quelli che vogliono l’acqua privata. Sembra passato un secolo da quando Bersani disse ” il più anti berlusconiano sarà chi manderà a casa Silvio Berlusconi”.
Purtroppo il Pd in questa sua pilatesca soddisfazione sembra non rendersi conto di avallare un devastante metodo di governo che è tutt’uno con il continuo tentativo di scardinare le istituzioni: non si può combattere una cosa, chiudendo un occhio sull’altra. Così non si manda a casa Berlusconi. E soprattutto si coltiva con amore il Berlusconi che in noi. Anzi in loro.
Il referendum, sull’acqua bene pubblico, in caso di vittoria, presume la cancellazione degli affari con la multinazionale Veolia. Hanno per il momento congelato il discorso sulle centrali, non possono esimersi dagli accordi migliardari con la multinazionale francese e Il ministro dell’idustria va sostenendo che razionalizzare l’erogazione del prezioso liquido è necessario. Necessario quanto privare la gente di bere e di respirare. In America Latina ci fu una rivolta e Chavez mise al bando le multinazionali che volevano apprpriarsi dell’acqua. Ma qui siamo in Italia, dove gli affari stipulati oggi, ritornano utili per una la nuova maggioranza di domani.E’ meglio far finta di non vedere è meglio non impelagarsi nei referendum. Tanto che importa se ancora una volta appellarsi al popolo serve a Berlusconi salvo poi privarlo di uno dei più elementari diritti:i referendum per dire la propria.