Non so se rallegrarmi o intristirmi, non so come sfogare la rabbia. Il processo breve è un’infamia, un colpo inferto a tradimento alla democrazia e alla convivenza civile, un patto scellerato. Ma non posso accontentarmi dell’indignazione, né di eroiche battaglie perse, né di inerzia per il futuro. E’ così, sì, mi intristisce la lettera che Bersani ha mandato ieri agli iscritti del Pd: dentro c’è un vuoto enorme.

No, non è per il linguaggio un po’ rituale “processo breve e prescrizione breve sono leggi vergogna. I nostri parlamentari sono impegnati in un duro ostruzionismo” o ancora “la battaglia in Aula sta continuando oggi, dove la maggioranza è costretta ad affrontare il “Vietnam” di emendamenti che l’opposizione ha preparato.

No è che manca il fatto essenziale, senza il quale l’ostruzionismo e il presunto Vietnam di cui Berlusconi si fa un baffo perché si comprerebbe anche Ho Ci Minh, non ha alcun senso. Ciò che manca è l’impegno solenne ad abolire questa come tutte le altre leggi ad personam una volta caduto Berlusconi, l’impegno solenne a ristabilire la legalità.

Non posso credere che non ci sia, anche perché – last but not  least- sarebbe un’argomento forte che forse per la prima volta sfonderebbe quella sorta di afasia da cui sembra affetto il Pd. E sarebbe qualcosa che impedirebbe alle facce di bronzo e ai finti ingenui di dire che sono tutti uguali. Anzi paradossalmente mette  di fronte alla forte tentazione di sospettarlo anche chi non ha mai creduto alle omologazioni di comodo.

Se si vuole un Paese diverso  è adesso che bisogna delinearlo, è ora che bisogna firmare delle obbligazioni per quell’altra Italia, tanto invocata, ma che sembra non concretizzarsi in nulla. Che bisogna far diventare il rifiuto verso l’ingiustizia, le ingiustizie, i conflitti di interesse, parte integrante di un programma politico. Personalmente non potrei davvero sopportare che temi fondamentali per la democrazia siano abbandonati ai baratti e alle logiche di casta una volta che fortunosamente si sia scampati a un regime. E il pensiero che questo possa accadere, che l’opposizione parlamentare faccia il pesce in barile, che ritenga di aver fatto il proprio dovere con 24 ore di Vietnam, trasforma la rabbia in ira.