Che la politica dell’immigrazione sia inesistente e tutta giocata sulla pancia è evidente a chiunque non sia foderato di cuoio bulgaro. Ma questi giorni di confusione, di allarmi generati ad arte a cui poi non si riesce a fare fronte, stanno scoprendo l’esile filo a cui ci si aggrappa e la totale incoerenza di azioni e reazioni.

Cominciamo con la clandestinità che come si sa è diventato un reato infame e surreale. Come si fa a chiamare clandestini quelli che vengono soccorsi dalle nostre navi (che per il diritto marittimo sono territorio italiano) o vengono scortati dalle stesse fino ai porti? In questo non c’è nulla di clandestino se non l’operato di un governo che agita spettri per far dimenticare la sua inconsistenza e il suo marciume. Il francese sans papier, molto più “casto” e senza connotazioni negative, non porta alle contraddizioni e alle contorsione dei nostro avvilente vocabolario politico e umano.

E veniamo a Maroni che dopo il fallimento di Tunisi ora se la prende con la Francia che sarebbe “ostile” perché non apre i suoi varchi, rendendo così la vita difficile al ministro oltre che ai passeur che portano i soldi a Montecarlo. Si, certo la politica europea che viene invocata e che credo sia giusta, richiederebbe una concertazione.

In questo caso però la Francia, la Germania, la Gran Bretagna, l’Austria, l’Olanda, il Belgio  si trovano ad avere quote di immigrazione molto superiori alle nostre. E dunque invocare una politica europea globale vorrebbe dire, a rigore, non solo ospitare i tunisini dell’ultima ora, ma importare immigrati dagli altri Paesi.

Cosa che naturalmente non accadrà soprattutto perché l’Italia ha ormai un appeal uguale a zero ed è considerata buona solo come approdo e tappa intermedia. Anche per i cosiddetti clandestini stiamo diventando un’espressione geografica.

Il fatto è che nel disordine organico del berlusconismo, non si intravvede alcuna direzione se non quella della propaganda: l’Europa ora viene rifiutata, ora invocata, a seconda di come si può girare la frittata mediatica. Che però sempre frittata rimane e di cipolle, anche se Maroni vuol farci credere che sia un’omelette al caviale.