Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ho fatto mia una foto che circolava su FB: non accettate sogni da uno sconosciuto. Non mi piace che mi impongano di sognare i loro sogni, me li faccio da sola. Ed è così anche per i loro film: ho il mio immaginario soprattutto se la sceneggiatura è scontata e le battute non fanno ridere.
So già cosa aspettarmi dalla visita pastorale del premier: dirà che in tre giorni ricostruisce Lampedusa e che farà il nucleare e non importa se sarà sicuro perché, lo garantisce lui, non ci saranno più terremoti.
Perfino per le marmotte, perfino per i più incalliti e irriducibili dormiglioni, quelli che vivono distesi in pigiama su un Permaflex, è suonata la sveglia, altro che “se non ora quando”.
Perché è vero che abbiamo bisogno di radiose visioni, che sono meglio dell’incubo della realtà, è vero che a volte ci piace essere ingannati, che la verità spesso si presenta insopportabile.
Ma ormai i gettoni d’oro dei quiz milionari si sono trasformati in un panino e venti euro per celebrare la fine dell’aspirante tiranno sul predellino. E anche i più disperati, quelli che si accontentavano di entrare nella narrazione televisiva della vita spiegata da imbonitori imbroglioni e e figlie di eroi dimentiche di ogni legge morale, hanno scoperto che c’è gente più disperata di loro che non si accontenta affatto e fa irruzione nelle loro acquietate esistenze e rovescia il tavolo e cammina con le adidas o a piedi scalzi perché è ingiusto lasciarsi vivere al di sotto della libertà della dignità e della sopravvivenza.
Questa volta tutti hanno capito che il prestigiatore sa fare solo un miserabile gioco delle tre carte. Forse proporrrà di dirottare i venti milioni impiegati per “perseguitarlo” per sfamare gli affamati, forse camminerà sulle acque, grazie agli effetti speciali dei suoi impiegati di mediaset, forse farà fare la spola a un po’ di navi da crociera, quelle nelle quali suonava il piano, sperando di togliere il tappo alle lussuose bagnarole per attuare una decisiva soluzione finale, forse caricherà i profughi su provvidenziali treni da far circolare in una specie di cassandra crossing sui binari del mondo, forse farà un patto con la divinità della tempesta perché ci pensino i flutti.
Certo è che le abitudini inveterate di questo governo hanno mostrato la corda. Non basta più suscitare lo xenofobo che riposa in un popolo che ha accettato supinamente le ripetute leggi razziali fasciste e post fasciste. Non basta l’aurea regola di far incancrenire i problemi e gonfiare le crisi per rendere plausibili e accettabili misure speciali, azioni e commissariamenti straordinari, di rendere tutto talmente umanamente insopportabile da far sopportare soluzioni disumane.
Isolato nel contesto internazionale, condannato a pagare l’onta delle sue relazioni pericolose, irriso e malvisto, ridicolizzato e ridicolo, assediato da partner ingombranti che vengono meno a ogni regole e legge soprattutto quella moraleoltre che perfino al Bossi Fini, costretto a rispondere di spacconate e inadempienze mettendoci il suo lato A altrettanto flaccido, il premier avrebbe bisogno più che di una protezione civile di un miracolo.
Ma i miracoli si è visto non li sa compiere e non sa nemmeno tener fede ai contratti. Soprattutto a quello con gli italiani. E oggi alcuni italiani che hanno impartito fino allo stremo una lezione di dignità, responsabilità e resistenza che è durata per mesi e che ancora oggi fa sì che la forza morale di pochi renda impossibili i crimini di molti e sostituisca la loro latitanza, gli ricorderanno il loro tradimento. E ci uniamo ai loro fischi in attesa di fare di più. Ma non facciamoli aspettare troppo.