Non c’è da farsi illusioni: lo spostamento della sede legale in Usa, annunciata oggi come prospettiva a breve termine, significa un lento smantellamento della produzione in Italia, altro che raddoppio, l’incredibile bugia venduta alla classe dirigente del Paese che ha fatto finta di crederci o che è talmente mediocre da averci creduto davvero.
E qui siamo a un altro dei grotteschi paradossi a cui ci porta l’anomalia italiana. La fuga della Fiat sarà possibile solo se a fine anno l’azienda potrà conquistare il 51% di Chrysler e restituire i 7 miliardi di dollari prestati dai governi Usa e canadese. Operazione molto difficile che tuttavia sta inducendo Marchionne a mettere sul mercato persino la Ferrari. L’unica arma che resta agli italiani per evitare il trasferimento della maggiore industria del Paese, è metterla in difficoltà economiche. In una parola non comprare Fiat.
Già le vendite sono scese come non mai in Europa tangibile dimostrazione della mediocrità di Marchionne, del suo pensare solo alla finanza e anche del disinteresse ormai conclamato al mercato europeo dove per competere non basta produrre schifezze tipo Chrysler (gli americani classificano questa marca all’ultimo posto nel mondo per qualità), bisogna progettare bene e investire in tecnologie. Un ulteriore calo , unito a una rivolta del mondo del lavoro potrebbe rendere impossibile l’operazione di fuga
Insomma, grazie all’inesistenza di una classe dirigente decente, ci troviamo a dover penalizzare la nostra industria per poterla salvare dai manager avidi, cui interessa solo il proprio tornaconto e quello immediato degli azionisti di riferimento. Ma per Dio la soddisfazione di vedere questo piccolo intrigante, bugiardo e mediocre, tornare col cappello in mano, a chieder aiuto al Paese che disprezza, è impagabile. Specie poi se non si troverà davanti quel vecchio stremato dai lifting e dai vizi, quello che sarebbe meglio che non ci fosse mai stato.