Anna Lombroso per il Simplicissimus

Se non fossi un’intemerata carogna guarderei alla vicenda umana del premier con una certa pensosa e compassionevole indulgenza. Che i suoi comportamenti scivolino inesorabilmente verso la patologia è certo. anche se io sono riluttante a attribuire atti criminosi, colpe, intemperanze dei tiranni alla follia, preferendo ragionevolmente collocarli nell’ambito della miserabile e infame banalità del male, diffusa anche tra la gente qualunque.
Ma lui, ammettiamolo, è un uomo alla perenne ricerca d’amore, eternamente vulnerato dall’ingratitudine, come spesso succede a chi l’affetto e il consenso in mancanza d’altro se li compra.
Su come altro potremmo definire il suo approccio che ricorda i capisaldi di comunione e liberazione ma anche dei marxisti leninisti esemplarmente rappresentati dallo slogan non c’è sesso senza amore, e per estensione anche non c’è bacio senza amore.
Si il “premier in love” si bacia Gheddafi e cerca di conquistarsi il suo amore con un bel pacchetto di affarucci e affaroni loschi, qualche bilaterale, l’allestimento di un circo barnum in occasione delle sue visite, chissà quante professioniste del bunga bunga ..e quello in cambio lo sbeffeggia universalmente. Regala un parco macchine e l’intera Valenza Po a un manipolo di troiette avide e quelle lo irridono manifestando sbadigli e noia per le sue inefficienze erotiche. Insedia in importati cariche professionista del sorriso piuttosto malinconiche e loro lo deridono per il lato B molle e cascante.
Spende e spande inutilmente, perché l’amore mercenario è labile, effimero, immemore e irriconoscente.
E a questo bisogno d’amore tante volte ripetutamente disilluso vanno ricondotti anche i suoi rapporti con la lega, cui regala il federalismo, qualche ministero in più, alcune regioni, ma che c’è da sospettare sia pronta a tradirlo come una delle sue sciacquette appena si imbatte in un qualunque Tremonti. Così come le sue campagne acquisti dei parlamentari, talmente abituati alle relazioni promiscue che c’è da consigliare qualche test sulla trasmissione di malattie sessuali ogni volta che entrano in parlamento. E che è difficile non percepire come entusiasticamente inclini all’abiura, all’inganno e alla diserzione. E forse potremmo valutare come l’eterna ricerca di conferme propria degli innamorati non corrisposti anche il continuo ricorso al voto di fiducia, come una specie di coazione all’avvallo, all’approvazione e alla rassicurazione, ora che può contare ma chissà fino a quando su qualche Santanchè, essendogli venuti meno perfino Lele e Fede l’infedele, evidentemente conquistati a termine, insoddisfatti della cresta sulle spese e già pronti al rinfaccio e alla rivendicazione.
Si sono una bastarda dentro e gli auguro di non vedersi più corrisposto neppure dai suoi elettori. E d’altra parte non poteva aspettarsi amore eterno: in fondo se li era comprati con quattro soldi e qualche promessa di marinaio.