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L’ideal tipaccio

Per Weber esistono tuttavia anche idealtipi di potere non legittimo

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Idealtipi. Secondo Weber sono delle costruzioni di pensiero dei quali ci si può servire per generalizzare dei fenomeni, astrazioni attraverso cui è possibile condurre l’infinità varietà della realtà a insiemi di categorie semplificate e utilizzabili anche da estranei all’indagine sociologica. E Infatti ce ne serviamo anche noi casalinghe di Voghera o cittadini della rete per identificare in un soggetto “visibile” che diventa esemplare tratti comuni per trovare il testimonial di una media comune e generale per non dire mediocre, una archetipo da Mike Buongiorno a Alberto Sordi.
Insomma l’ospite ideale di SanRemo, l’ospite ideale della kermesse interprete di una normalità capace di affermarsi arrivando al successo, l’italiano di Toto Cotugno che in momenti di emergenza democratica si riconosce nell’inno mormorato da Benigni come lo avrebbero cantato i loro nonni andando in bicicletta su una strada di montagna.
C’è da chiedersi se non sia successa una mutazione orrenda in noi se per un bel po’ l’idealtipo degli italiani o meglio ancora il “tipo ideale” cui aspirare nemmeno troppo segretamente è stato Silvio Berlusconi, col suo successo spregiudicato, le sue barzellette, l’irrisione di valori rimasti l’unico patrimonio di sfigati da disprezzare e combattere, magistrati o comunisti,meglio tutti e due. Con le seconde, terze, millesime case ammobiliate con mobili così brutti e tronfi che nemmeno nella casa di Montecarlo se ne trovano di così kitsch. Con un esplicito spregio della morale anche quella monopolio di poveracci che non hanno altro cui stare attaccati e della dignità perchè è un’emozione ignota ai tycoon e della libertà perché per lui si tratta solo di un modo molto personale e riservato di trasgredire a leggi e regole.
Ma in quella prima fase storica del regime il premier basso più di Napoleone – a differenza di lui dotato di una personalità più farsesca che tragica – esuberante e dinamico, talentoso nel nascondere con una mobilità da impasticcato una certa inclinazione all’inadeguatezza e all’inazione, era comunque una figura vincente. Il consenso conquistato o comprato era della solita pasta di quello dei tiranni: corruzione, prepotenza, derisione delle debolezze e ossequio per la tracotanza, sessismo, sopraffazione esercitata sui soggetti più vulnerabile anche a scopo dimostrativo. E in più esaltazione della propaganda, proposizione di una realtà parallela fatta di scorciatoie, commercio di favori, personalismi, miti regressivi di bellezza e giovinezza comprati a suon di denaro sporco, amicizie infami ma ostentate con affini criminali.
Poi la nudità dell’imperatore di Arcore ha rivelato l’ometto sotto l’ermellino, flaccido, ricattabile e ricattato, soggetto a lenoni e puttanelle, un guardone debole e frustrato che regge un miserabile impero pornografico a suon di regalie e pillole.

Wikileacks non ha aggiunto molto – se non la certezza avvilente che come sempre succede con i tirannelli anche in questo caso degli Stati Uniti salveranno l’insalvabile. Se n’è accorto anche il suo genius loci Gelli, che il premier è altrettanto debole e posseduto da quei demoni che perseguitano certi malati di protagonismo anche sul versante pubblico, con le corna ai colleghi, le pose in punta di piedi nelle foto di gruppo, i regali spropositati con tanti carati e tanto sesso, in cambio di affari loschi destinato a rimpolpare un patrimonio impiegato largamente per pagarsi immunità, avvocati improbabili e ragazze ingrate.
Succede vedendo i film su Hitler o su Mussolini o su Franco o su Slazar o su tutti i despoti sudamericani di chiedersi il perché. Se lo chiedono gli storici e i filosofi e spesso gli psichiatri. E propendo per non cercare spiegazioni che vadano molto più in là di una atroce somiglianza con il peggio di noi che ci si riconosce, con quella comunione fatta di mediocrità e banalità.
Se il premier è un idealtipo perché interpreta volgarità, opportunismo, individualismo possessivo e conformista, litigiosità e consumismo, insomma egoismo e egotismo per rovesciare i fondamenti della società che lui ha favorito, priva di valori etici che fungano da centro di gravità, servirà per riscattarci qualcosa di più incisivo di una grande magnifica manifestazione, qualcosa di più potente di un inno bello e poetico canticchiato su un palco. Servirà cantarcelo dentro quella musica di unità,libertà e dignità, per trovare la forza di annientare quell’ometto ridicolo e pericoloso che abbiamo lasciato che crescesse dentro di noi.

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