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12/9 di fascismo

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Pare non sia superfluo ricordarsi che il premier è rimasto ribaldamente fascista. Tanto che di fasci al governo si è circondato e si circonda anche andandoseli cercare tra vecchi arnesi improponibili o lasciando spazio complice alle peggiori manifestazioni razziste e xenofobe degli alleati. E tanto per restare in tema con lo spirito dei giorni come dovremmo altrimenti chiamare il suo atteggiamento di sopraffazione strumentale, di arroganza prevaricatrice, codina e misoneista ma grado l’uso sfrontato dei mezzi di comunicazione?
È che occupati ad essere moderni sembra che siamo soggetti a rimuovere le porcherie del passato, comprese le vituperate ideologie, che invece zitte zitte continuano a proliferare indisturbate.
Così si chiamerà Dodici/Noni la sede che CasaPound inaugurerà sabato 19 febbraio a Prato in zona centrale a due passi dal Duomo. “In un momento in cui – dichiarano i responsabili -, nel centro storico della nostra città, si vedono sempre più saracinesche abbassate ed attività chiudere, strozzate dalla crisi e da affitti da usurai, noi abbiamo deciso di aprire uno spazio dalla connotazione sia culturale, sia sociale, non un luogo chiuso fra quattro mura, ma una sede pulsante, che si apra sul mondo, come nello stile di CasaPound”.
E io me li sento già quelli di “casa Voltaire” impartirmi lezioncine sulla libertà d’espressione per tutti sulla magnificenza del morire per difendere idee che non si condividono. Se proprio ci tengono li lascio fare, anche in considerazione del fatto che al massimo ormai si muore di penna o meglio di computer. Tanto che queste notizie ormai passano nel solito assordante silenzio e gli intellettuali di area centro-sinistra che in passato si erano schierati con il diritto di manifestare e radicarsi sul territorio di Casa Pound (il centro sociale dichiaratamente legato all’ideologia fascista, con particolare attenzione al Manifesto di Verona, alla Carta del Lavoro ed alla legislazione sociale del Fascismo) sono troppo occupati a esercitare disillusione e a compiacersi del risveglio femminile.
Per carità, ho fortunatamente piegato la mia istintiva faziosità alla lettura di Pound, di Cèline e anche di Heidegger, riscattati completamente dalla luce della bellezza e dell’intelligenza.
Ma non intendo personalmente compiere lo stesso sforzo per dei teppisti in blazer. Ogni comprensione indulgente diventa collaborazionista di questo impasto caramelloso di ecumenica pacificazione e generale condanna per la quale tutti sono uguali: tutti ladri, e allo stesso modo tutti onestamente convinti quindi giustificabili, i ragazzini di Salò e i fratelli Cervi.
Non occorre essere nostalgici – e non ci sarebbe niente di male – non si tratta di schierarsi in forma postuma e nemmeno tanto trionfalmente con i vinti conto i vincitori, solo di continuare ostinatamente e tenacemente a distinguere sempre tra chi è stato dalla parte sbagliata e chi dalla parte giusta. Distinguo che la storia ormai ci permette di fare, quella storia della quale si sta facendo un “uso politico” frastornante per piegarla a strumentalizzazioni distorte e manipolatrici della verità.
Perché senza guardare indietro, esercizio peraltro a volte consigliabile, di questi tempo dovrebbe essere proibito dare una copertura democratica a chi rappresenta sul versante “culturale” una destra viva e vegeta, che vanta amicizie molto altolocate e che incarna principi e idee riconducibili alla stessa infamia di una volta, a quella maledetta triade populista: paura e quindi soggezione, xenofobia, razzismo. E contribuiscono ad accreditare e rafforzare presso l’opinione pubblica convinzioni distorte: modernità che si declina anche nella necessità di riconciliazione con i fascismi, e quindi perdita di senso dell’antifascismo anche come revisione del senso della Resistenza, svuotamento dei contenuti costituzionali, virtù delle monocrazie, antipolitica, perdita del senso della repubblica, erosione della memoria come veicolo per ridurre il senso dell’identità e dell’unità nazionale.
Resto convinta dell’opportunità che quelli di Casa Pound stiano a casa loro, una volta si diceva nelle fogne. Dove non si sentiranno comunque soli, perché sono luoghi tremendamente affollati.

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