Matteo Moder per il Simplicissimus

Epigrammi

Nelle Foibe
I soliti noti
Riesumano italiani
In fasci di voti.

Nelle Foibe
Da sempre giace
Un solo partito
Un voto in orbace.

Le Foibe
Molto accorti
Le tengono in vita
Loro, i mai morti.

Foibe
Identità nazionale
Nata dalle ferite
Sempre aperte di sale.
Foibe ai confini
Carsici strappi
Della democrazia di Fini.

Foibe
Cavità naturale
Carsica ai confini
Banche di voti
Capitale di Fini.

Le foibe. Secondo le stime più attendibili, le vittime del periodo settembre-ottobre 1943 nella Venezia Giulia, si aggirano sulle 600-800 persone di cui parecchie non italiane, ma dal cognome italianizzato a causa delle leggi fasciste. Gli eccidi avvennero a causa dello sbandamento totale dell’esercito italiano dopo l’8 settembre e per il fatto che le truppe tedesche si limitarono per due mesi ad occupare Trieste e Zara. In seguito quando la Dalmazia fu occupata dalla divisione waffen SS Prinz Eugen, contro la quale paradossalmente si opposero più le truppe italiane restanti a Spalato che non i partigiani titini, l’eccidio nelle foibe terminò.

Tuttavia il numero dei morti nelle foibe è stato spesso moltiplicato per venti o trenta soprattutto negli anni successivi alla guerra, quando l’argomento faceva gioco alla rinascita del partito neofascista, insieme al tristissimo esodo dei dalmati italiani a seguito della sciagurata guerra di Mussolini.  In un certo senso comunque le stragi non furono che il sanguinoso raccolto di ciò che il fascismo aveva seminato. Basta solo riportare questo discorso di Mussolini a Pola nel 1920 « Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. […] I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare”. Spesso capita che chi va per bastonare sia bastonato a sua volta. (n.d.r.)