Il meraviglioso mondo di Arcore è venuto alla luce da un  anno, come una Pompei sepolta sotto le ceneri delle indegne omertà postribolari. Ma per molti anni è stato un focolaio di infezione, diffuso via etere e  a mezzo stampa, sussurrato nelle debolezze e nei vizi del Paese, inoculato attraverso un’atmosfera corrotta.

Così vendersi in un qualunque modo e arrendersi è diventata una malattia endemica, qualcosa che non è più una scelta estrema, ma un’opportunità non tanto remota, anzi una chance. Pagarsi gli studi o comprarsi “pezze” firmate o avere l’illusione di essere è una meta facilmente abbordabile attraverso qualche letto.

C’è un  sondaggio su Studenti.it, un sito di aiuti e aiutini scolastici dalle medie all’università, che per certi versi è agghiacciante. Alla domanda ” E’ giustificabile prostituirsi se non si trova lavoro o non si hanno soldi per studiare'” solo il 62% risponde che c’è sempre un’alternativa. Il 17% dice sì, è giustificabile perché lo fanno tutti, argomento che ormai conosciamo da quasi trent’anni. E infine il 21% per cento risponde “dipende”, vale a dire se il gioco vale la candela…

Ai miei tempi, in piena rivoluzione sessuale, il massimo della sfrontatezza pseudo femminista prevedeva semmai il contrario.

Non so se questi numeri verranno confermati, anche se temo che più o meno rimarranno quelli. Ma questo ci fa capire perché su una notevole fetta di italiani gli scandali di Arcore, scivolino come pioggia sul vetro. E anche, vista l’età delle persone a cui si rivolge il sondaggio, che ci vorrà molto tempo prima che la malattia  possa guarire.

Che occorre una lunga cura, senza contraddizioni e senza fatuità, senza illudersi troppo nelle qualità taumaturgiche della semplice protesta. Bisogna guarire dal liberismo e dalla svendita dei diritti. Bisogna ricostruire una cultura civile per liberarsi dalla terribile prostituzione al potere che ormai ci soffoca.