Eh si certo che mi indigno anche io per la donna ridotta a corpo e per di più a corpo usa e getta. E certo non da oggi:  è un’indignazione che nasce da lontano perché i bunga bunga del premier non sono che l’espressione indecente e patologica di una “cultura” instillata per anni dai media del Cavaliere.

Infatti l’indignazione della filosofa Michela Marzano, che per sua buona sorte filosofeggia in Francia, pror0mpe: se non ora quando? Certo, se non ora quando le donne debbono manifestare contro questo degrado? Magari anche senza sciarpe, tirando fuori le unghie e lasciando a casa le griffes. O come si dice nel linguaggio tecnico dei salotti, le pezze.

Giusto, non fa una piega e tuttavia proprio in questo viene allo scoperto uno dei limiti della sinistra o di ciò che ne resta, il malessere di un’ opposizione che non sa essere efficace e un disagio civile che trova sfogo, ma non azione:  che questo emergere prepotente dell’indignazione arrivi sullo stimolo della mignotteria di Stato  solo un aspetto, perverso per la figura e la carica dell’utilizzatore finale, del degrado cui è andata incontro la figura femminile. Un aspetto politicamente rilevante, ma socialmente marginale.

Perchè l’indignazione, la rabbia il disgusto arrivano al diapason per lo squallido harem del sultano, mentre milioni di donne non sfiorate dai riflettori si trovano ad affrontare i licenziamenti per maternità, il ricatto sessuale in cambio di un lavoro, salari di molto inferiori a quelli degli uomini già peraltro miserevoli, a non poter nemmeno pensare alla maternità per mancanza di mezzi e nemmeno a una vita autonoma, ad essere la carne da macello preferita del liberismo selvaggio oltre che dei singoli liberisti? Non era già tutto questo un Arcore sommerso ancora più verminoso?

E mi chiedo se quegli eminenti politici di opposizione che hanno subito e pavidamente accettato i diktat di Marchionne si siano resi conto di che cosa potrà significare la fabbrica per le donne con il nuovo eccidio di diritti divenuto da caso singolo una regola universale? Si sono lanciate firme per questo? Sono intervenuti filosofi, si sono saldate le lotte? Forse le tute non sono abbastanza glamour.

Capisco che il piccolo borghese perbenista si scandalizzi del fango che sommerge le istituzioni, capisco lo sconcerto che rimane tale senza essere sale per il futuro, ma forse la sinistra dovrebbe trovare motivo di scandalo più corposi e trovare un senso più ampio alla protesta di genere, salvarla dalle “concitazioni” un po’ futili.

Se non ci si batte apertamente contro la svendita di diritti e di democrazia che riguarda tutti, ci si chiude in un ambiguo silenzio o addirittura  la si accetta in nome di trite parole d’ordine, è difficile poi piangere sulla sorte degli anelli deboli: la battaglia di genere potrà essere mediaticamente visibile, ma è già perdente.