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Grida e mugugni ad personam

Anna Lombroso per il Simplicissimus

È davvero triste di questi tempi essere italiani all’estero… inizia così un’accorata riflessione di Rossana Rossanda. Sapesse che triste essere italiani in Italia, verrebbe da rispondere alla ragazza del secolo scorso che si interroga su cosa sia successo ai suoi lontani connazionali, corrotti dal malgoverno e incapaci di reagire. Ed evidentemente immemore del fatto che lei il secolo scorso lo ha trascorso proprio qui e anche con un certo ruolo per così dire di responsabilità morale e politica.
Quello stesso giorno Veltroni disegnava al Lingotto radiose visioni e suggestioni emozionanti, indicando la strada di un partito che non sa bene che cosa è che cosa sarà e che sembra dimentico della sua provenienza, almeno quanto l’ex segretario pare immemore della sua responsabilità nell’averlo voluto cos, confuso, liquido e irrisolto.
Il primo pensiero è che l’autocritica, con buona pace di Lenin, Kautsky, London e Koestler, sia una pratica sconosciuta a comunisti irriducibili, ex comunisti e anche a quelli che orgogliosamente rivendicano di non esserlo stati.
Ma ieri eccone un’altra che con quella geografia politica e culturale non ha nulla a che fare. Marcegaglia con toni addolorati e delusi punta il dito contro un governo inefficiente e moralmente riprovevole. Che, bontà sua, da un anno circa è inattivo.
Anche lei radiosamente dimentica delle responsabilità di una classe imprenditoriale parassitaria, disattenta alla sostenibilità, sprezzante dei diritti, fiscalmente disubbidiente e socialmente neghittosa, incline a ridurre il lavoro in una forma di moderna schiavitù senza garanzie, disattenta a salute e sicurezza, secolarmente collusa con la conservazione più miope. E che non molto tempo ha esemplarmente dimostrato di essere non sappiamo bene per quale motivo tanto spaurita dalle intimidazioni del premier, da abbracciarne entusiasticamente le peggiori inclinazioni a risolvere i problemi “ad personam”, le stesse che critica tanto negli imprenditori taglieggiati, cercando di condurre una trattativa difensiva sottobanco con nemico, invece di rivolgersi a autorità e poteri istituzionali garanti e indipendenti.
Non mi aspetto molto in una classe imprenditoriale e manageriale rappresentata da Marcegaglia e Machionne.
Ma ancora una volta quello che demoralizza è il soddisfatto consenso generale intorno al suo malumore “peloso”. Certo è una tentazione forte quella di sostenere entusiasticamente la conversione di chi si è accorto sia pur tardivamente dei rischi che gravano sul nostro paese. Peccato che la folgorazione riguardi solo il demone Berlusconi, un Golem, ci auguriamo, già pericolante. Mentre resta l’appoggio e l’appartenenza alla figura chiave e alla cultura economica di questo indegno governo, alla sua politica fatta di tagli al futuro e alle risorse, di inazione perché non facendo non si sbaglia, di scelte chiaramente indirizzate a esaltare privatezza e finanziarizzazione, penalizzando un Stato già indebolito, contribuendo alla spoliticizzazione della socieà con adesione a un sistema di corruzione, e collaborando al discredito della democrazia.

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