Joseph Goebbels e Douglas Fairbanks al Lido di Venezia, il 30 agosto del 1939, poche ore prima dello scoppio della seconda guerra mondiale

Il governo  ha fatto molto poco per ottenere l’estradizione di Battisti: un po’ di casino mediatico per darla a bere ai gonzi, dopo la decisione di Lula, ma niente prima, quando davvero si poteva fare qualcosa. Le vittime ipocritamente evocate da una pietà bugiarda e pelosa, la giustizia reclamata da chi ha fatto strame della giustizia, sono state svendute per gli affari di Finmeccanica.

Uno squallido spettacolo. Ma non ancora il fondo del barile della decenza. Infatti dal profondo dell’ottusità lego fascista sono nati altri fantasmi, si è scesi un gradino più in basso. L’assessore alla cultura (si fa per dire) della Provincia di Venezia, Raffaele Speranzon, promotore del referendum contro la realizzazione del campo per i nomadi sinti a Favaro, grande esperto di calcio, estimatore di La Russa , ha intenzione di escludere dalle biblioteche civiche i libri scritti da quelli che firmarono anni fa un appello in favore di Battisti.

Pessimo appello, certo, ma questa è una piccola e miserabile vendetta di un ometto che la spaccia per omaggio alle vittime, come se queste non fossero offese dalle ipocrite sceneggiate governative e dalla insolente stupidità di queste iniziative. E così dalle biblioteche civiche dovrebbero essere esclusi, tanto per fare qualche nome, Daniel Pennac,  Valerio Evangelisti, Serge Quadruppani, Vauro, Tiziano Scarpa, Giuseppe Genna, Nanni Balestrini, Marco Philopat, Giorgio Agamben.

Naturalmente l’assessore alla cultura non si rende minimamente conto che questa insensata, assurda censura è semplicemente un vulnus alla democrazia, un tentativo alla Goebbels di fare roghi di libri,  un ulteriore rotolare verso il pensiero unico e la società autoritaria, una guerra alle idee che si ritengono scomode.  Davvero stravagante da parte di chi non ne ha, da un lego fascista a cui pare interessi solo il calcio e u pilu a cui spesso si accompagna. Come si dice Laqualunque in Veneziano?  A me viene in mente soltanto mona e credo che questi compendi assai bene il meraviglioso mondo dell’assessore alla “cultura”

Davvero è un Italia senza speranza, quella che produce gli Speranzon.