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E i carabinieri fanno sparire le lodi a Marchionne

Tanto per mostrare a che punto di cecità, se non di degrado, si sia arrivati nel nostro Paese ecco un’ode a Marchionne apparsa sulla rivista dell’Associazione nazionale carabinieri e “fotografata” da google 1l 12 dicembre scorso. Attualmente il pezzo in questione è del tutto introvabile, scomparso: “file or directory not found”.

L’UOMO COL MAGLIONE BLU

E’ facile scrivere oggi di e su Sergio Marchionne. È l’uomo del momento dell’industria automobilistica globale. Potrà apparire meno scontato che se ne scriva sulla nostra Rivista considerandone il taglio ed i contenuti consueti. Invece è più che giusto parlare nelle nostre pagine dell’uomo del miracolo e non solo perché in una fase di crisi come quella che attraversiamo ci sta facendo sognare (come si direbbe se si trattasse di un uomo di sport o di spettacolo) ma soprattutto perché è uno dei «nostri» come già anticipato dal nostro collaboratore Angelo Sferrazza nel numero della Rivista n. 6/2009, Sergio Marchionne è socio ANC, figlio di socio ed in qualche modo da giovanissimo si è formato anche frequentando attivamente una nostra Sezione, quella di Toronto in Canada, come ben racconta il giornalista Paolo Bricco in un articolo de «Il Sole 24 ore» del 17 maggio 2009, dal titolo «Marchionne il canadese e la FIAT 124 bianca» in cui nel descrivere le passioni, gli studi e la carriera dell’Amministratore Delegato della FIAT, mette in evidenza appunto la sua frequentazione della Sezione ANC di Woodbridge a Toronto negli anni dal 1985 al 1992, anche con la settimanale partita a carte. Il giornalista nel delineare la figura di Marchionne con riferimento ai suoi studi, alla sua carriera ed al suo stile, gli attribuisce la filosofia di dover avere sempre nella vita la necessità di occuparsi di qualcosa di grosso («something big»), qualcosa a cui dedicarsi con passione totale, una sfida da raccogliere ed affrontare. Secondo l’articolo di Bricco chi conosce bene Sergio Marchionne indica in tre elementi i pilastri della sua personalità: i Carabinieri – il padre era Maresciallo dell’Arma – la famiglia e lo studio. Alla luce di quanto sopra, peraltro apparso su un autorevolissimo e serio quotidiano nazionale, non posso non «spararmi le pose» (come direbbero a Napoli) sull’argomento. Infatti non perdo occasione di dire ad amici e conoscenti con aria apparentemente distaccata «…lo sapevate che Marchionne è figlio di un Maresciallo dei Carabinieri e che è socio dell’ANC?…». Questa è la ragione per cui ci è parso opportuno parlare di Sergio Marchionne su «le Fiamme d’Argento», parlare cioè di un uomo che, arrivato così in alto, non nasconde come i valori dell’Arma da lui assimilati dall’infanzia, lo abbiano aiutato nella sua formazione personale e professionale di uomo e di manager e per ciò oltre che parlarne, formuliamo al «socio» Marchionne i migliori auguri della redazione affinché possa raggiungere tutti i suoi straordinari obiettivi imprenditoriali.
di Giancarlo Mambor

Possiamo tranquillizzare i carabinieri:  i suoi obiettivi imprenditoriali li sta raggiungendo: perdita di diritti per i lavoratori, sfruttamento massimo nelle fabbriche, ricatti, vendita dell’Alfa Romeo e di buona parte della Ferrari, trasferimento a Detroit dei centri decisionali.

Davvero siamo all’Arma impropria

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