Ingiustizia è fatta. Un ingiustizia che non riguarda solo l’attuale assoluzione per insufficienza di prove, ma soprattutto tutti questi 40 anni che ci separano dalla strage di piazza della Loggia. Le verità negate hanno radici salde e velenose.

Eppure c’è quasi un colpevole dichiarato, proprio uno di quelli assolti ieri. Non che abbia confessato, tut’altro, ma Delfo Zorzi la sua verità l’ha messa nei nomi. Fuggito in Giappone decenni fa, prima della sua condanna per la un’altra strage, quella di Piazza Fontana, cittadino nipponico per via di matrimonio e dunque non estradabile, ha assunto il none di Hagen Roi che in giapponese vorrebbe dire “origine delle onde”.

Però, Zorzi, imprendiotore di successo nel campo della pelletteria, con negozi a Milano e Roma e molti altri affari a dir poco opachi,  nei suoi marchi, Oxus e Ygg Drasil, sembra costantemente riferirsi alla mitologia germanica. E quell’Hagen mette in sospetto.

Hagen, nella saga dei Nibelunghi è un personaggio doppio: è il traditore per eccellenza della patria avendo assassinato Sigrifido, l’uccisore dei draghi ( e i draghi sono un autoriferimento caro ai nazisti), ma è anche il personaggio che sceglie la morte pur di non rivelare dove si trova l’oro del Reno.

Qui non c’è oro, ma ci sono verità inconfessabili, non c’è Sigfrido, ma un Paese ferito e tanti morti che lottano per non essere risucchiati nell’anonimato di una storia dannata. Però il paragone regge.

Giustizia vorrebbe che ci fosse anche una Crimilde che alla fine decapiti Hagen. Però sappiamo di essere nel Paese delle veline, non delle eroine.