C’è anche un’altra resa dei conti che si profila e che non riguarda le lotte di potere al vertice, gli scontri di personaggi, le partite di scacchi per vedere chi è più nuovo, ma  la cultura egoistica, privatistica e antisolidale instillata per più di trent’anni nella mente degli italiani. Una cultura che ha rotto gli argini persino del buon senso in quelle aree che sembravano poter fare da sole e fregarsene degli altri, covando secessionismi e arrivando alla xenofobia.

Poi è arrivata la crisi e adesso anche l’alluvione in Veneto che ha messo in ginocchio gran parte della regione. Qualcosa di imprevisto e di imprevedibile, ma anche una bestemmia contro la mentalità velenosa che nella sua illusorietà non prevede ostacoli.

Ma questa cultura diffusa a piene mani, a piena Tv, non ha strumenti per comprendere ed elaborare la sconfitte, per riconoscere la debolezza, per confutare il proprio interessato egoismo. Così le reazioni hanno qualcosa di smodato, di abnorme e insieme di grottesco, di più limaccioso delle acque che hanno invaso le strade.

Il governatore Luca Zaia, stella brillante fra le nuove nullità, strenuo difensore degli allevatori disonesti che fanno pagare a tutti gli italiani centinia di milioni di euro ogni anno, ha una bocca per parlare. E perciò parla: “Se ci credono nell’ Unità d’Italia , ecco, questa è l’occasione per dimostrarlo, ora o mai più. Lo facciano con i soldi, un miliardo ci serve e un miliardo chiediamo»

Questione di soldi da tenersi quando si parla del separatismo, questione di soldi da avere quando si parla di Unità. Come se i germi dello sviluppo del Veneto negli anni ’70 non fosse stato dovuto ai soldi arrivati a palate da Roma al tempo dei Rumor, dei Piccoli, dei Bisaglia.

Ma  questo Zaia, la cui testa pare pesare più per la copiosa brillantina che per il resto, non lo può sapere.

Però è ancora più fuori centro la reazione degli imprenditori che si sentono abbandonati dallo Stato e minacciano di non pagare le tasse. Ciò che colpisce è da una parte l’arroganza, dall’altro la mancanza di una ovvia consapevolezza: che chi gli lesina gli aiuti sono proprio gli stessi per i quali entusiasticamente votano. Entrambi costituiscono gli effetti perversi di questa mentalità che sa proiettare immagini per nascondere la realtà.

Così nemmeno si accorgono dell’autolesionismo insito in queste reazioni: se mai si dovesse lanciare una raccolta di fondi, queste reazioni, queste parole peseranno sulle dita che dovrebbero digitare sui telefonini. Sono gli effetti collaterali delle droghe immesse nel sangue.