Ma in questo trova sempre il modo di essere inutilmente sgradevole: «Meglio guardare le belle ragazze che essere gay», ha sublimemente sentenziato, entrando in comunione con la parte sfigata e onanistica del suo elettorato che fa dell’omofobia l’unico valore fondante della propria sessualità repressa.
Bisognerebbe che qualcuno gli chiedesse perché è meglio: chi sa che a 74 anni suonati non si ritrovi a riflettere su qualcosa. Ma in realtà è evidente che l’omosessualità gli converrebbe: intanto magari riuscirebbe a vivere qualche storia invece di dover sempre pagare in qualche modo, non odierebbe le donne al punto da costringerle a confricazioni con il premier e forse si troverebbe circondato da faccendieri e trovarobe meno squallidi.
Forse non avremmo i rimasugli dei suoi festini su poltrone ministeriali, forse non assisteremmo al dispiegarsi diurno e notturno di concezioni poco più che primitive sulla sessualità, forse sarebbe più dignitoso all’estero, i suoi media televisivi e di carta sarebbero meno rozzi e avremmo battute più intelligenti.
Si meglio gay che Silvio. Questo è certo.