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San Antipatico

Le giaculatorie con le quali il centro destra tenta di spacciare la vicenda del possibile attentato a Belpietro con la rinascita delle brigate rosse, ha qualcosa di pornografico in quella oscena nudità del pretesto. E’ così scoperta, così strumentale, così assurda la tesi che la vicenda man mano prende la forma del cacio sui maccheroni di un leader in difficoltà e di una politica che si avvia al capolinea.

Intanto sarebbe bene accertare i fatti che sono tutt’altro che chiari e convincenti, prima di prendere il turibolo e  fumigare l’ambiente. Ma in ogni caso la pista più consistente l’ha già fornita il premier nelle sue conversazioni da piazzista una volta dismessa la faccia del leader.

C’è caso che l’attentatore sia uno di quei pm “sovversivi” di cui Silvio parla in pratica pubblicamente. Avendo il timore di non poter portare alla sbarra l’unto, magari hanno pensato di colpire i “valet de cuisine” dediti a preparare i veleni del berlusconismo.

Visto che vogliamo raccontarci le favole, una vale l’altra.

Intanto in tutta questa storia all’Antipatico è cresciuta l’aureola come un rizoma. Egli infatti si lamenta che ad “armare” il misterioso attentatore sia stato anche il fatto di essere quotidianamente additato come “servo” e “puttana”, non rendendosi conto che proprio queste eventualità qualità lo renderebbero superfluo agli occhi di un attentatore perbene.

Ma questo accade nell’Italia di oggi nella quale ci si preoccupa di ciò che si dice e non di ciò che si è.

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