Cosa ci sia di vero o di falso nella famosa lettera del ministro di St. Lucia, è difficile dirlo. Ma di certo tutta la storia, vera o falsa che sia, emana l’inconfondibile e acre odore di faccendieri, servizi segreti, sicofanti e ricatti. Insomma l’aroma del berlusconismo.

Vediamo un po’ ciò che non funziona in questa storia.

L’autore della lettera, Lorenzo Rudolph Francis, diventa ministro della giustizia di Saint Lucia alla fine di luglio di quest’anno, sebbene il sito del governo dell’isola non abbia ancora registrato l’evento, riportando il nome del predecessore. La prima cosa che fa è quella di riferire al primo ministro l’identità dei proprietari di alcune società off shore, rischiando di procurare un grave danno all’economia della sua isola, che è un paradiso fiscale.

Sembra che egli abbia ammesso di aver firmato la lettera, ma la stessa è scritta su carta e con simboli diversi da quelli ufficiali.

La stampa e tutta l’informazione di St. Lucia non parla per nulla dell’accaduto che viene invece riportato da due giornali di Santo Domingo. I quali ieri hanno fatto sparire la notizia dai loro siti online.

Davvero tutto molto singolare. E lo è ancora di più se si pensa che Francis è stato per anni capo dell’ufficio legale della Esatern Caribbean Bank, una specie di Banca centrale che sorveglia e veglia sulle transazioni molti paradisi fiscali caraibici. Insomma l’uomo preposto a mantenere i segreti, mica a svelarli. E infatti mai si è sognato di scrivere lettere. In compenso niente di più facile che potesse aver messo in piedi ottimi rapporti con quegli italiani potenti e di bassa statura, che di società off shore se ne intendono bene.

E’ poi entrato come coagulante del tutto Valter Lavitola, direttore ed editore de L’Avanti, giornale fantasma governato dalla banda dei sedicenti socialististi berlusconiani, uomo di Silvio per il Sudamerica dove ha anche un’azienda per il pesce congelato, benché sia fornitore di carne viva brasiliana per le feste del premier e faccendiere a tutto campo.

Il suo nome entra nella complicata e orrida storia delle emittenti telesivise campane legate alla vicenda Giordano- Cosentino. Ed è iscritto, come si conviene, ad una loggia massonica campana con numero di tessera 13.452

Qualunque verità ne esca fuori, bisogna mettere una pomata all’eucalipto per sopportare il fetore di decomposizione che nasce da tutto questo. Da tutto questo mondo che ora si vorrebbe coprire con scudi costituzionali.