La settimana scorsa è passata sotto silenzio, almeno nella grande informazione, la notizia del secolo: Cina e Giappone, da millenni avversari, nemici e competitori si sono messi d’accordo per vendere enormi quantità delle loro rispettive monete al fine di svalutarle ed essere più competitivi. Alle proteste americane hanno replicato infastiditi che l’eventuale rivalutazione delle divise asiatiche non risolverebbe la crisi Usa.
“Ormai la Cina fa quello che vuole” ha dichiarato uno dei più influenti senatori democratici e altri fanno notare che ormai l’Asia fa da sola, va per la sua strada senza dipendere dalle strategie occidentali. Finalmente si sta prendendo atto di ciò che ha significato alla lunga lo scatenamento del capitalismo selvaggio.
Ma certo non basterà questo all’Asia, per conquistare del tutto quello straordinario concentrato di saperi, intelligenza, capacità organizzativa che è l’Europa e soprattutto la mitteleuropa con le sue propaggini nell’est.
Ma se io fossi cinese e avessi studiato la storia della colonizzazione palese dell’India e quella nascosta della Cina, saprei benissimo come fare: finanzierei generosamente i movimenti separatisti di tutti i tipi e quelli xenofobi, cercherei di dividere il più possibile il continente perché le piccole dimensioni verrebbero risucchiate facilmente dentro il mio sistema produttivo e inoltre porterebbero a un’atmosfera di chiusura che disperderebbe più facilmente il patrimonio cognitivo sociale e il know- how accumulato.
Esattamente come fecero gli inglesi con i raja indiani o gli angloamericani con i generali delle provincie cinesi.
Per paradosso i miei migliori alleati sarebbero proprio quelli che vorrebbero chiudere e limitare o che magari vorrebbero una diga contro le mie esportazioni. Proprio come accadde in Cina alle correnti xenofobe che culminarono nella rivolta dei boxer e che decretarono la fine definitiva del celeste impero.
Il Giappone è un paese avanzato, ha il costo del lavoro elevato, è già arrivato al capolinea. Per essere più competitivo ha svalutato un po’ la sua moneta, come faceva l’Italia. La sua è una moneta sovrana, non è nè dollaro, nè euro.
La Cina è un’incognita. Non è una risorsa per l’occidente, non siamo cinesi. Ci fa concorrenza sleale a tutto l’occidente.
Noi stiamo diventando quarto mondo.
Mi hai dato qualcosa in più da mettere nello zaino del sapere. Grazie. Alfredo