Molti aspettavano questo momento. E finalmente è arrivato: un tocco di colore nel grigio assoluto. Purtroppo quel filo di rosso che si annuncia, ha ben poco di politico, ma è il rosso Ferrari. Perché sembra incredibile, ma il papa nero di cui ha parlato Veltroni all’atto della sua “resurrezione” potrebbe essere proprio lui, Luca Cordero di Montezemolo.

Naturalmente i veltroniani lo negano, anzi lo neghicchiano, ma il documento che il redivivo ha presentato sembra una specie di preghiera confindustriale, dove alla normale dialettica sindacale dovrebbe subentrare una sorta di pace tra produttori in vista dei comuni destini.

La lettera veltroniana non può fare a meno di riconoscere che ingiustizia sociale, inefficienza economica e debito pubblico sono dei punti strutturali da affronta con “coraggiose riforme”. Tutte cose già sentite  fino alla noia nella confusa piazza democratica, ma alle quali non è stata mai offerta una sponda concreta. E nemmeno Veltroni la offre, rimanendo in una ineffabile vaghezza.

Sentite questa: “Un welfare ripensato a misura delle giovani generazioni, che contrasti la precarietà con misure di sostegno al reddito e di accompagnamento da un lavoro all’altro e con nuove regole del mercato del lavoro che abbattano l’attuale regime di apartheid tra aree di lavoratori protette e garantite ed aree prive di qualunque tutela”.

Che cosa vuol dire? Che se il Pd governasse eliminerebbe quei meccanismi legislativi del berlusconismo grazie ai quali all’economia furbetta e d’accatto è consentito mantenere per sempre nella precarietà i dipendenti? O che lo stato darà contributi per foraggiare l’egoismo e l’avidità di questa economia? Vuol dire che le tutele residuali ancora esistenti devono essere smantellate? O che il mercato del lavoro deve diventare una specie di fluido magmatico in cui le garanzie scompaiono come nel gioco delle tre carte?

Se Veltroni pensa di andare oltre il 30 per cento e di battere la destra fermandosi ai titoli dei capitoli, non ci siamo proprio. Non attira i moderati che non si fidano, né tanto meno chi davvero desidera una società più giusta. Se è per dire cose già sentite mille volte e persino rimproverate a Bersani come mancanza di coraggio, siamo davvero alla frutta.

Abbiamo i lavoratori peggio pagati di tutto il mondo avanzato, abbiamo la più alta evasione fiscale, abbiamo un’imprenditoria che non ha investito, fidandosi che precariato e bassi salari potessero da soli dare competitività, abbiamo un debito pubblico enorme, abbiamo la più alta percentuale di lavoro nero. un vero assalto della criminalità e di spinte secessioniste. Un quadro fosco che richiederà due decenni per essere risanato, una società profondamente malata oltre che impaurita e ce la caviamo con due belle paroline, molto simili a quelle del burlone Marchionne che ha promesso mari e monti, ma che è in procinto di far assorbire Fiat dalla Chrysler?

Pare insomma che Veltroni torni proprio ora dall’Africa dove non è mai stato. E’ questo rimboccarsi le maniche? No, è solo che la politica vera, per essere credibile, è un altro paio di maniche.