Ieri abbiamo assistito ad un’ulteriore discesa di questo Paese nell’inferno della confusione senile di un sistema e di una società: a giustificare la vicenda del peschereccio mitragliato dai libici, si è presentato a sorpresa il ministro dell’Interno, Maroni che istituzionalmente non avrebbe titolo a parlare.

E’ lui che ha riferito delle scuse di Gheddafi le quali in realtà sono soltanto un “rammarico”. Ma perchè lui? Perchè non il ministro degli Esteri, come sarebbe stato naturale o anche il ministro della Difesa, visto che sulla vedetta libica c’erano anche militari italiani?

In realtà Maroni ha parlato in quanto esponente leghista, non come ministro. E ha voluto semplicemente tamponare una delle evidenti contraddizioni della politica di respingimenti di cui è stato protagonista assieme al vertice del suo partito. Naturalmente con qualche sfacciata bugia, come ormai si conviene ai membri di governo: quella ad esempio di un errore, di aver scambiato un moderno peschereccio per una carretta del mare, nonostante il comandante dell’imbarcazione italiana avesse chiaramente dato tutte le spiegazioni.

Non c’è altra spiegazione al commissariamento dei ministri competenti, a meno che Gheddafi non consideri gli affari interni italiani come cosa ormai sua. La verità è che il tiranno libico, facendo balenare affari privati alla cricca berlusconiana , tiene sotto ricatto il nostro governo. Che purtroppo non ha le palle, ma solo uno squallido Maroni.