Abbiamo detto dello stato confusionale delle istituzioni ormai ampiamente distrutte da partiti e fameliche cricche private. Ora l’incidente tra il peschereccio italiano e la vedetta libica con militari italiani a bordo apre altri interrogativi.

La dinamica è chiara: il peschereccio era troppo moderno per essere scambiato con una carretta del mare e oltretutto il comandante aveva spiegato chiaramente che si trattava di una battello da pesca. Ma le sventagliate di mitragliatrice sono arrivate lo stesso.

La tesi di Maroni dell’incidente è una pura bufala, fra le tante che il ministro vorrebbe farci bere. Ma c’è di più. Visto che sulla vedetta libica c’erano militari italiani che non hanno impedito gli spari c’è da domandarsi se il governo italiano, contro ogni ragionevolezza, voglia accreditare la pretesa di Gheddafi  di considerare le acque del Golfo della Sirte, come una proprietà libica. Solo così si può spiegare il fuoco contro un peschereccio in acque internazionali.

Evidentemente Berlusconi e i suoi vogliono a tal punto rimpinzarsi di affari con il dittatore libico da andare contro il diritto  internazionale marittimo e da fare dell’Italia uno zerbino per appoggiare le assurdità del ras di Tripoli.

Magari l’inesistente Frattini, potrebbe per una volta dimostrare di non essere solo un ologramma e dire qualcosa. Magari il buttafuori La Russa potrebbe dimostrare di non essere affetto da un colpo della strega che lo vede piegato a 90 gradi verso il suo padrone e foraggiatore. Ma sarebbe troppo sperare che dall’ harem di Silvio e dai suoi eunuchi qualcosa di sensato.  Non giungerà nulla: basta dare buone mance.