La forza delle parole non è estranea a quest’ultimo snodo di una politica arrogante e accattona insieme. La parola, anzi l’espressione, imposta negli anni è “presunzione di innocenza”, sulla cui base è stata costruita un’idea di garantismo grottesca e ormai indistinguibile dall’ impunità.
L’espressione giuridica infatti è molto diversa ed è “presunzione di non colpevolezza”, molto più esatta e anche molto più vasta perché comprende anche i casi in cui un reato è stato commesso senza consapevolezza oppure in condizioni di costrizione o in condizioni mentali di obnubilamento o ancora senza che siano emerse prove certe per una condanna.
La differenza psicologica è enorme perché l’innocenza ha connotazioni etiche e morali mentre la non colpevolezza è soltanto e unicamente riferita alla giurisdizione a una futura sentenza. La quale può, per esempio, essere di assoluzione perché sono scattati i termini di prescrizione o perché il reato è stato nel frattempo depenalizzato. In questi casi è ovvio che l’innocenza non c’entra un bel nulla.
Inoltre la non colpevolezza comprende in sé il fatto che esistano quanto meno indizi di reato che devono essere vagliati, mentre l’innocenza dà sempre l’idea di l’indagine possa essere un abuso. Non c’è da meravigliarsi se il berlusconismo ha imposto l’espressione che più gli conveniva.
Nel caso specifico sarebbe molto difficile difendere la permanenza al governo del vice ministro alla giustizia Caliendo, tecnicamente non colpevole. Mentre è più facile farlo per qualcuno innocente fino a propria contraria. O almeno è più facile affabulare senza apparire difensori della pubblica immoralità.
Ma la sinistra da moltissimi anni sembra poco attenta alle parole e se le fa imporre senza avere la consapevolezza che esse fanno parte dell’orizzonte politico e spesso lo determinano. I media hanno imposto negli anni la parola clandestino, la parola imprenditore e in seguito manager, la presunzione di innocenza appunto, la parola padania per fermarci a quelli più noti: termini inesatti, spesso anzi contrari alla realtà, ma evocativi, creta nelle mani dei persuasori.
Che ahimè spesso riescono a depistare anche gli oppositori.