Grande operazione pesci in barile: il governo, la Lega, i sindacati padronali, i ministri del padrone come quella faccia di tolla di Sacconi e persino Confindustria, ora protestano perché Marchionne ha annunciato che costruirà una nuova city car in Serbia.

Penosa, demenziale, squallida  ipocrisia nella quale ci tocca vivere: il piano della Fiat per la produzione in Serbia ha una storia lunga parecchi anni e i protocolli d’intesa sono stati firmati nel settembre del 2008 alla presenza di Frattini. E in tutte le riviste del settore auto si dava per scontata la cosa.

Adesso invece si fa finta che sia una notizia nuova, una specie di fulmine a ciel sereno: quelli che hanno svenduto Termini Imerese, poi Pomigliano e che si apprestano a fare la stessa cosa per Termoli cadono dal pero. Ma sapevano tutto da anni, tanto che nelle riviste di settore si dava per scontato che la LO (questo il nome ufficiale del modello) o meglio Topolino sarebbe stata costruita in Serbia, qualora la Fiat si fosse decisa a realizzarla. Se non ci credete leggete questo articolo di “Quattroruote” del giugno 2009 dove tutte le cose che nel corso di un anno hanno “colto di sorpresa” la politica vengono dette come cose del tutto acquisite.

Forse qualcuno si è accorto che aver calato le braghe con Marchionne è stato un clamoroso errore strategico, altri invece, come Sacconi e la Lega tentano solo di salvare la faccia per operazioni che hanno appoggiato se non favorito. Persino i giornali dove sono usciti in passato fior di pezzi sulla city car “serba” fanno finta di non saperne nulla.

Non c’è bugia del Cavaliere, né di Tremonti, non ci sono cazzate leghiste o “timidezze” dell’opposizione che possono  rendere così bene il clima di irrealtà nel quale viviamo. Un  rifiuto freudiano della consapevolezza, una rimozione continua, una nevrosi dalla quale non usciremo con le dosi massicce di Prozac federalisti o ottimisti che ci vengono imposte. Per farlo dobbiamo tornare all’infanzia della Repubblica, capire qual’è il trauma che ci portiamo dietro.