“Voi magari non ci crederete, ma essere fiancheggiatore della mafia è molto comodo: lavoro di soddisfazione, interessante, piccioli e fimmine a funtana, E poi in qualunque momento puoi dare le dimissioni senza problemi di pensione o di preavviso.
Io mi sono dimesso nel ’92, perché volevo scrivere i falsi diari di Mussolini e stare a Milano dove collaboravo stabilmente con chiddu ficarroni di Arcore, u Cavaleri. Lo stesso anno anche Salvo Lima fece la stessa richiesta di pensionamento, prima che gli venisse la curiusa idea di correre incontro a pallottole vaganti. Picciottedu, non se l’è goduta.
Fatto sta che dopo tanti anni spesi a fiancheggiare l’onorata società, stare con le mani in mano mi faceva sentire un po’ nervoso, soprattutto a vedere tutte le cose che mi perdevo: le bombe sul continente, l’assassinio di Borsellino, insomma tutta la serie di affari grasci. Per fortuna, mi si presentò l’occasione di tornare a fiancheggiare. U Cavaleri mi disse che bisognava fiancheggiare qualcosa di nuovo per amore o per Forza.
Così diventai il fiancheggiatur e ripresi i rapporti con gli amici di prima, ma dall’altra parte e questa volta bello allicatu così che la verità non poteva trasire manco per un gattaluoro. Una buona strada per arrivare a diventare anche senatur. E non vi sto a babbiare.”
Questa è una pagina ritrovata in falso fondo di una valigia abbandonata alla Malpensa. Si tratta del falso diario di un falso dell’Utri. Talmente falso da essere vero.